Matteo 6,9 che sei nei cieli

Che sei nei cieli
(Mt 6,9) Padre nostro "che sei nei cieli". (CCC n. 2794) Questa espressione biblica non significa un luogo ("lo spazio"), bensì un modo di essere; non la lontananza di Dio, ma la sua maestà. Il nostro Padre non è "altrove": egli è "al di là di tutto" ciò che possiamo concepire della sua santità. Proprio perché è tre volte Santo, egli è vicinissimo al cuore umile e contrito. (CCC n. 2795) Il simbolo dei cieli ci rimanda al mistero dell'Alleanza che viviamo quando preghiamo il Padre nostro. Egli è nei cieli: questa è la sua dimora; la casa del Padre è dunque la nostra "patria". Il peccato ci ha esiliati dalla terra dell'Alleanza (Gn 3) ed è verso il Padre, verso il cielo, che ci fa tornare la conversione del cuore (Ger 3,19-4,1a; Lc 15,18.21). Ora, è in Cristo che il cielo e la terra sono riconciliati (Is 45,8; Sal 85,12), perché il Figlio "è disceso dal cielo", da solo, e al cielo fa tormare noi insieme con lui, per mezzo della sua croce, della sua risurrezione e della sua ascensione (Gv 12,32; 14,2-3; 16,28; 20,17; Ef 4,9-10; Eb 1,3; 2,13). (CCC n. 2796) Quando la Chiesa prega: "Padre nostro che sei nei cieli", professa che siamo il popolo di Dio, già fatti sedere nei cieli, in Cristo Gesù (Ef 2,6), nascosti con Cristo in Dio (Col 3,3), mentre, al tempo stesso, "sospiriamo in questo nostro stato, desiderosi di rivestirci del nostro corpo celeste" (2 Cor 5,2; Fil 3,20; Eb 13,14). I cristiani "sono nella carne, ma non vivono secondo la carne. Passano la loro vita sulla terra, ma sono cittadini del cielo".

Post più popolari