Matteo 7,15-20 i falsi profeti

I falsi profeti
(Mt 7,15-20) "Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li potrete conoscere". (CCC n. 2584) Stando "da solo a solo con Dio" i profeti attingono luce e forza per la loro missione. La loro preghiera non è una fuga dal mondo infedele, ma un ascolto della parola di Dio, talora un dibattito o un lamento, sempre un'intercessione che attende e prepara l'intervento del Dio Salvatore, Signore della storia (Am 7,2.5; Is 6,5.8.11; Ger 1,6; 15,15-18; 20,7-18). (CCC n. 2285) Lo scandalo assume una gravità particolare a motivo dell'autorità di coloro che lo causano e della debolezza di coloro che lo subiscono. Ha ispirato a nostro Signore questa maledizione: "Chi scandalizza anche uno solo di questi piccoli, [...] sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare" (Mt 18,6; 1 Cor 8,10-13). Lo scandalo è grave quando a provocarlo sono coloro che, per natura o per funzione, sono tenuti ad insegnare e ad educare gli altri. Gesù lo rimprovera agli scribi e ai farisei: li paragona a lupi rapaci in veste di pecore (Mt 7,15).

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