Matteo 9,9-13 vocazione di Matteo

Chiamata di Matteo
(Mt 9,9-13) Andando via di là, Gesù vide un uomo seduto al banco delle imposte, chiamato Matteo, e gli disse: "Seguimi". Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre egli sedeva a mensa in casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e si misero a tavola con lui e con i discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: "Perché il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?". Gesù li udì e disse: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori". (CCC n. 589) Gesù ha suscitato scandalo soprattutto per aver identificato il proprio comportamento misericordioso verso i peccatori con l'atteggiamento di Dio stesso a loro riguardo (Mt 9,13; Os 6,6). E' arrivato a lasciar intendere che, sedendo a mensa con i peccatori (Lc 15,1-2), li ammetteva al banchetto messianico (Lc 15,23-32). Ma è soprattutto perdonando i peccati che Gesù ha messo le autorità religiose di Gerusalemme di fronte a un dilemma: Costoro non erano nel giusto quando, costernati, dicevano: "Chi può rimettere i peccati se non Dio solo" (Mc 2,7)? Perdonando i peccati, Gesù bestemia perché è un uomo che si fa uguale a Dio (Gv 5,18: 10,33) oppure dice il vero e la sua persona rende presente e rivela il nome di Dio (Gv 17,6.26).

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