Gv 10, 1-6 Parabola del buon pastore

Capitolo 10°
(Gv 10, 1-6) Parabola del buon pastore

[1] "In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante. [2] Chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore. [3] Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori. [4] E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore, cammina innanzi a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce. [5] Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei". [6] Questa similitudine disse loro Gesù; ma essi non capirono che cosa significava ciò che diceva loro. (CCC 764) “Questo Regno si manifesta chiaramente agli uomini nelle parole, nelle opere e nella presenza di Cristo” [Conc. Ecum. Vat. II., Lumen gentium, 5]. Accogliere la parola di Gesù significa accogliere “il Regno stesso di Dio [Ib.]. Il germe e l'inizio del Regno sono il “piccolo gregge” (Lc 12,32) di coloro che Gesù è venuto a convocare attorno a sé e di cui egli stesso è il pastore [Mt 10,16; 26,31; Gv 10,1-21]. Essi costituiscono la vera famiglia di Gesù [Mt 12,49]. A coloro che ha così radunati attorno a sé, ha insegnato un modo nuovo di comportarsi, ma anche una preghiera loro propria [Mt 5-6]. (CCC 754) “Così la Chiesa è l'ovile, la cui porta unica e necessaria è Cristo [Gv 10,1-10]. È pure il gregge, di cui Dio stesso ha preannunziato che sarebbe il pastore [Is 40,11; Ez 34,11 ss] e le cui pecore, anche se governate da pastori umani, sono però incessantemente condotte al pascolo e nutrite dallo stesso Cristo, il Pastore buono e il Principe dei pastori, [Gv 10,11; 1Pt 5,4] il quale ha dato la sua vita per le pecore [Gv 10,11-15].

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