Gv 10, 34-42 Il Padre è in me e io nel Padre

(Gv 10, 34-42) Il Padre è in me e io nel Padre
[34] Rispose loro Gesù: "Non è forse scritto nella vostra Legge: Io ho detto: voi siete dei? [35] Ora, se essa ha chiamato dei coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio (e la Scrittura non può essere annullata), [36] a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo, voi dite: Tu bestemmi, perché ho detto: Sono Figlio di Dio? [37] Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; [38] ma se le compio, anche se non volete credere a me, credete almeno alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me e io nel Padre". [39] Cercavano allora di prenderlo di nuovo, ma egli sfuggì dalle loro mani. [40] Ritornò quindi al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui si fermò. [41] Molti andarono da lui e dicevano: "Giovanni non ha fatto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero". [42] E in quel luogo molti credettero in lui. (CCC 437) L'angelo ha annunziato ai pastori la nascita di Gesù come quella del Messia promesso a Israele: “Oggi vi è nato nella città di Davide un Salvatore che è il Cristo Signore” (Lc 2,11). Fin da principio egli è “colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo” (Gv 10,36), concepito come “santo” (Lc 1,35) nel grembo verginale di Maria. Giuseppe è stato chiamato da Dio a “prendere” con sé “Maria” sua “sposa”, incinta di “quel che è generato in lei… dallo Spirito Santo” (Mt 1,20), affinché Gesù, “chiamato Cristo”, nasca dalla sposa di Giuseppe nella discendenza messianica di Davide (Mt 1,16) [Rm 1,3; 2Tm 2,8; Ap 22,16]. (CCC 548) I segni compiuti da Gesù testimoniano che il Padre lo ha mandato [Gv 5,36; 10,25]. Essi sollecitano a credere in lui [Gv 10,38]. A coloro che gli si rivolgono con fede, egli concede ciò che domandano [Mc 5,25-34; 10,52; ecc]. Allora i miracoli rendono più salda la fede in colui che compie le opere del Padre suo: testimoniano che egli è il Figlio di Dio [Gv 10,31-38]. Ma possono anche essere motivo di scandalo [Mt 11,6]. Non mirano a soddisfare la curiosità e i desideri di qualcosa di magico. Nonostante i suoi miracoli tanto evidenti, Gesù è rifiutato da alcuni; [Gv 11,47-48] lo si accusa perfino di agire per mezzo dei demoni [Mc 3,22]. (CCC 444) I Vangeli riferiscono in due momenti solenni, il Battesimo e la Trasfigurazione di Cristo, la voce del Padre che lo designa come il suo “Figlio prediletto [Mt 3,17; 17,5]. Gesù presenta se stesso come “il Figlio unigenito di Dio” (Gv 3,16) e con tale titolo afferma la sua preesistenza eterna [Gv 10,36]. Egli chiede la fede “nel Nome del Figlio unigenito di Dio” (Gv 3,18). Questa confessione cristiana appare già nell'esclamazione del centurione davanti a Gesù in croce: “Veramente quest'uomo era il Figlio di Dio” (Mc 15,39); infatti soltanto nel Mistero pasquale il credente può dare al titolo “Figlio di Dio” il suo pieno significato.

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