Gv 12, 20-26 Gesù e i Greci

(Gv 12, 20-26) Gesù e i Greci
[20] Tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa, c'erano anche alcuni Greci. [21] Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli chiesero: "Signore, vogliamo vedere Gesù". [22] Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. [23] Gesù rispose: "È giunta l'ora che sia glorificato il Figlio dell'uomo. [24] In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. [25] Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna. [26] Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo. Se uno mi serve, il Padre lo onorerà. (CCC 2730) Positivamente, la lotta contro il nostro io possessivo e dominatore è la vigilanza, la sobrietà del cuore. Quando Gesù insiste sulla vigilanza, essa è sempre relativa a lui, alla sua venuta nell'ultimo giorno ed ogni giorno: “oggi”. Lo Sposo viene a mezzanotte; la luce che non deve spegnersi è quella della fede: “Di Te ha detto il mio cuore: cercate il suo Volto” (Sal 27,8). (CCC 2731) Un'altra difficoltà, specialmente per coloro che vogliono sinceramente pregare, è l'aridità. Fa parte dell'orazione nella quale il cuore è insensibile, senza gusto per i pensieri, i ricordi e i sentimenti anche spirituali. E' il momento della fede pura, che rimane con Gesù nell'agonia e nella tomba. “Il chicco di grano… se muore, produce molto frutto” (Gv 12,24). Se l'aridità è dovuta alla mancanza di radice, perché la Parola è caduta sulla pietra, il combattimento rientra nel campo della conversione [Lc 8,6; 8,13]. (CCC 2732) La tentazione più frequente, la più nascosta, è la nostra mancanza di fede. Si manifesta non tanto in una incredulità dichiarata, quanto piuttosto in una preferenza di fatto. Quando ci mettiamo a pregare, mille lavori o preoccupazioni, ritenuti urgenti, si presentano come prioritari; ancora una volta è il momento della verità del cuore e del suo amore preferenziale. Talvolta ci rivolgiamo al Signore come all'ultimo rifugio: ma ci crediamo veramente? Talvolta prendiamo il Signore come alleato, ma il cuore è ancora nella presunzione. In tutti i casi, la nostra mancanza di fede palesa che non siamo ancora nella disposizione del cuore umile: “Senza di me non potete far nulla” (Gv 15,5).

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