Gv 13, 31-35 Il comandamento nuovo

(Gv 13, 31-35) Il comandamento nuovo
[31] Quand'egli fu uscito, Gesù disse: "Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e anche Dio è stato glorificato in lui. [32] Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. [33] Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete, ma come ho già detto ai Giudei, lo dico ora anche a voi: dove vado io voi non potete venire. [34] Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. [35] Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri". (CCC 1823) Gesù fa della carità il comandamento nuovo [Gv 13,34]. Amando i suoi “sino alla fine(Gv 13,1), egli manifesta l'amore che riceve dal Padre. Amandosi gli uni gli altri, i discepoli imitano l'amore di Gesù, che essi ricevono a loro volta. Per questo Gesù dice: “Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore” (Gv 15,9). E ancora: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati” (Gv 15,12). (CCC 1824) La carità, frutto dello Spirito e pienezza della legge, osserva i comandamenti di Dio e del suo Cristo: “Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore” (Gv 15,9-10) [Mt 22,40; Rm 13,8-10]. (CCC 1970) La Legge evangelica implica la scelta decisiva tra “le due vie” [Mt 7,13-14] e il mettere in pratica le parole del Signore; [Mt 7,21-27] essa si riassume nella “regola d'oro”: “Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti” (Mt 7,12) [Lc 6,31]. Tutta la Legge evangelica è racchiusa nel “comandamento nuovo” di Gesù (Gv 13,34), di amarci gli uni gli altri come lui ci ha amati [Gv 15,12]. (CCC 2822) La Volontà del Padre nostro è “che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità” (1Tm 2,4). Egli “usa pazienza… non volendo che alcuno perisca” (2Pt 3,9) [Mt 18,14]. Il suo comandamento, che compendia tutti gli altri e ci manifesta la sua Volontà, è che ci amiamo gli uni gli altri, come egli ci ha amato [Gv 13,34; 1Gv 3; 4; Lc 10,25-37]. (CCC 2842) Questo “come” non è unico nell'insegnamento di Gesù: “Siate perfetti "come" è perfetto il Padre vostro celeste” (Mt 5,48); “Siate misericordiosi "come" è misericordioso il Padre vostro”(Lc 6,36); “Vi dò un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; "come" io vi ho amati, così amatevi anche voi” (Gv 13,34). E' impossibile osservare il comandamento del Signore, se si tratta di imitare il modello divino dall'esterno. Si tratta invece di una partecipazione vitale, che scaturisce “dalla profondità del cuore”, alla Santità, alla Misericordia, all'Amore del nostro Dio. Soltanto lo Spirito, che è la nostra Vita, [Gal 5,25] può fare “nostri” i medesimi sentimenti che furono in Cristo Gesù [Fil 2,1; Fil 2,5]. Allora diventa possibile l'unità del perdono, perdonarci “a vicenda "come" Dio ha perdonato” a noi “in Cristo” (Ef 4,32). (CCC 2843) Così prendono vita le parole del Signore sul perdono, questo Amore che ama fino alla fine [Gv 13,1]. La parabola del servo spietato, che corona l'insegnamento del Signore sulla comunione ecclesiale, [Mt 18,23-35] termina con queste parole: “Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello”. E' lì, infatti, “nella profondità del cuore” che tutto si lega e si scioglie. Non è in nostro potere non sentire più e dimenticare l'offesa; ma il cuore che si offre allo Spirito Santo tramuta la ferita in compassione e purifica la memoria trasformando l'offesa in intercessione.

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