Gv 18, 12-18 Pietro nega di conoscere Gesù

(Gv 18, 12-18) Pietro nega di conoscere Gesù
[12] Allora il distaccamento con il comandante e le guardie dei Giudei afferrarono Gesù, lo legarono [13] e lo condussero prima da Anna: egli era infatti suocero di Caifa, che era sommo sacerdote in quell'anno. [14] Caifa poi era quello che aveva consigliato ai Giudei: "È meglio che un uomo solo muoia per il popolo". [15] Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme con un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote e perciò entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote; [16] Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell'altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare anche Pietro. [17] E la giovane portinaia disse a Pietro: "Forse anche tu sei dei discepoli di quest'uomo?". Egli rispose: "Non lo sono". [18] Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava. (CCC 2089) L'incredulità è la noncuranza della verità rivelata o il rifiuto volontario di dare ad essa il proprio assenso. L'eresia è “l'ostinata negazione, dopo aver ricevuto il Battesimo, di una qualche verità che si deve credere per fede divina e cattolica, o il dubbio ostinato”; l'apostasia è “il ripudio totale della fede cristiana”; lo scisma è “il rifiuto della sottomissione al Sommo Pontefice o della comunione con i membri della Chiesa a lui soggetta” [Codice di Diritto Canonico, 751]. (CCC 853) “Anche in questo nostro tempo sa bene la Chiesa quanto distanti siano tra loro il messaggio ch'essa reca e l'umana debolezza di coloro cui è affidato il Vangelo” [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 43]. Solo applicandosi incessantemente “alla penitenza e al rinnovamento” [Id., Lumen gentium, 8; 15] e “camminando per l'angusta via della croce”, [Id., Ad gentes, 1] il Popolo di Dio può estendere il regno di Cristo [Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris missio, 12-20]. Infatti, “come Cristo ha compiuto la sua opera di Redenzione attraverso la povertà e le persecuzioni, così pure la Chiesa è chiamata a prendere la stessa via per comunicare agli uomini i frutti della salvezza” [Lumen gentium, 8]. (CCC 211) Il Nome divino “Io sono” o “Egli è” esprime la fedeltà di Dio il quale, malgrado l'infedeltà del peccato degli uomini e il castigo che merita, “conserva il suo favore per mille generazioni” (Es 34,7). Dio rivela di essere “ricco di misericordia” (Ef 2,4) arrivando a dare il suo Figlio. Gesù, donando la vita per liberarci dal peccato, rivelerà che anch'egli porta il Nome divino: “Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora saprete che Io sono” (Gv 8,28). (CCC 1429) Lo testimonia la conversione di san Pietro dopo il triplice rinnegamento del suo Maestro. Lo sguardo d'infinita misericordia di Gesù provoca le lacrime del pentimento (Lc 22,61) e, dopo la Risurrezione del Signore, la triplice confessione del suo amore per lui [Gv 21,15-17]. La seconda conversione ha pure una dimensione comunitaria. Ciò appare nell'appello del Signore ad un'intera Chiesa: “Ravvediti!” (Ap 2,5; 2,16). A proposito delle due conversioni sant'Ambrogio dice che, nella Chiesa, “ci sono l'acqua e le lacrime: l'acqua del Battesimo e le lacrime della Penitenza” [Sant'Ambrogio, Epistulae, 41, 12: PL 16, 1116B].

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