Gv 18, 19-24 Interrogatorio di Anna a Gesù

(Gv 18, 19-24) Interrogatorio di Anna a Gesù
[19] Allora il sommo sacerdote interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e alla sua dottrina. [20] Gesù gli rispose: "Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. [21] Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto". [22] Aveva appena detto questo, che una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: "Così rispondi al sommo sacerdote?". [23] Gli rispose Gesù: "Se ho parlato male, dimostrami dov'è il male; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?". [24] Allora Anna lo mandò legato a Caifa, sommo sacerdote. (CCC 1086) “Come il Cristo fu inviato dal Padre, così anch'egli ha inviato gli Apostoli, ripieni di Spirito Santo, non solo perché, predicando il Vangelo a tutti gli uomini, annunziassero che il Figlio di Dio con la sua morte e Risurrezione ci ha liberati dal potere di Satana e dalla morte e trasferiti nel regno del Padre, ma anche perché attuassero, per mezzo del Sacrificio e dei sacramenti, sui quali s'impernia tutta la vita liturgica, l'opera della salvezza che annunziavano” [Conc. Ecum. Vat. II, Sacrosanctum concilium, 6]. (CCC 598) La Chiesa, nel magistero della sua fede e nella testimonianza dei suoi santi, non ha mai dimenticato che “ogni singolo peccatore è realmente causa e strumento delle… sofferenzedel divino Redentore [Catechismo Romano, 1, 5, 11; Eb 12,3]. Tenendo conto del fatto che i nostri peccati offendono Cristo stesso, [Mt 25,45; At 9,4-5] la Chiesa non esita ad imputare ai cristiani la responsabilità più grave nel supplizio di Gesù, responsabilità che troppo spesso essi hanno fatto ricadere unicamente sugli Ebrei: È chiaro che più gravemente colpevoli sono coloro che più spesso ricadono nel peccato. Se infatti le nostre colpe hanno tratto Cristo al supplizio della croce, coloro che si immergono nell'iniquità crocifiggono nuovamente, per quanto sta in loro, il Figlio di Dio e lo scherniscono [Eb 6,6] con un delitto ben più grave in loro che non negli Ebrei. Questi infatti - afferma san Paolo non avrebbero crocifisso Gesù se lo avessero conosciuto come re divino [1Cor 2,8]. Noi cristiani, invece, pur confessando di conoscerlo, di fatto lo rinneghiamo con le nostre opere e leviamo contro di lui le nostre mani violente e peccatrici [Catechismo Romano, 1, 5, 11]. E neppure i demoni lo crocifissero, ma sei stato tu con essi a crocifiggerlo, e ancora lo crocifiggi, quando ti diletti nei vizi e nei peccati [San Francesco d'Assisi, Admonitio, 5, 3].

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