Gv 3, 19-21 Luce e tenebre

(Gv 3, 19-21) Luce e tenebre
[19] “E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. [20] Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. [21] Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio”. (CCC 748) “Cristo è la luce delle genti, e questo sacro Concilio, adunato nello Spirito Santo, ardentemente desidera che la luce di Cristo, riflessa sul volto della Chiesa, illumini tutti gli uomini, annunziando il Vangelo a ogni creatura”. Con queste parole si apre la “Costituzione dogmatica sulla Chiesa” del Concilio Vaticano II. Con ciò il Concilio indica che l'articolo di fede sulla Chiesa dipende interamente dagli articoli concernenti Gesù Cristo. La Chiesa non ha altra luce che quella di Cristo. Secondo un'immagine cara ai Padri della Chiesa, essa è simile alla luna, la cui luce è tutta riflesso del sole. (CCC 257) “O lux, beata Trinitas et principalis Unitas - O luce, Trinità beata e originaria Unità!” [Liturgia delle Ore, Inno ai Vespri “O lux beata Trinitas”]. Dio è eterna beatitudine, vita immortale, luce senza tramonto. Dio è Amore: Padre, Figlio e Spirito Santo. Dio liberamente vuol comunicare la gloria della sua vita beata. Tale è il disegno della sua benevolenza, [Ef 1,9] disegno che ha concepito prima della creazione del mondo nel suo Figlio diletto, “predestinandoci ad essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo” (Ef 1,4-5), cioè “ad essere conformi all'immagine del Figlio suo” (Rm 8,29), in forza dello “Spirito da figli adottivi”(Rm 8,15). Questo progetto è una “grazia che ci è stata data… fin dall'eternità” (2Tm 1,9-10) e che ha come sorgente l'amore trinitario. Si dispiega nell'opera della creazione, in tutta la storia della salvezza dopo la caduta, nella missione del Figlio e in quella dello Spirito, che si prolunga nella missione della Chiesa [Conc. Ecum. Vat. II, Ad gentes, 2-9]. (CCC 214) Dio, “colui che è”, si è rivelato a Israele come colui che è “ricco di grazia e di fedeltà” (Es 34,6). Questi due termini esprimono in modo sintetico le ricchezze del Nome divino. In tutte le sue opere Dio mostra la sua benevolenza, la sua bontà, la sua grazia, il suo amore; ma anche la sua affidabilità, la sua costanza, la sua fedeltà, la sua verità. “Rendo grazie al tuo Nome per la tua fedeltà e la tua misericordia” (Sal 138,2; 85,11). Egli è la Verità, perché “Dio è Luce e in lui non ci sono tenebre” (1Gv 1,5); egli è “Amore”, come insegna l'apostolo Giovanni (1Gv 4,8). (CCC 298) Dio, poiché può creare dal nulla, può anche, per opera dello Spirito Santo, donare ai peccatori la vita dell'anima, creando in essi un cuore puro, [Sal 51,12] e ai defunti, con la risurrezione, la vita del corpo, egli “che dà vita ai morti e chiama all'esistenza le cose che ancora non esistono” (Rm 4,17). E, dal momento che, con la sua Parola, ha potuto far risplendere la luce dalle tenebre, [Gen 1,3] può anche donare la luce della fede a coloro che non lo conoscono [2Cor 4,6]. (CCC 49) “La creatura senza il Creatore svanisce” [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 36]. Ecco perché i credenti sanno di essere spinti dall'amore di Cristo a portare la luce del Dio vivente a coloro che lo ignorano o lo rifiutano.

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