Gv 6, 22-33 Il cibo che dura per la vita eterna

(Gv 6, 22-33) Il cibo che dura per la vita eterna
[22] Il giorno dopo, la folla, rimasta dall'altra parte del mare, notò che c'era una barca sola e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma soltanto i suoi discepoli erano partiti. [23] Altre barche erano giunte nel frattempo da Tiberìade, presso il luogo dove avevano mangiato il pane dopo che il Signore aveva reso grazie. [24] Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafarnao alla ricerca di Gesù. [25] Trovatolo di là dal mare, gli dissero: "Rabbì, quando sei venuto qua?". [26] Gesù rispose: "In verità, in verità vi dico, voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. [27] Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo". [28] Gli dissero allora: "Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?". [29] Gesù rispose: "Questa è l'opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato". [30] Allora gli dissero: "Quale segno dunque tu fai perché vediamo e possiamo crederti? Quale opera compi? [31] I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo". [32] Rispose loro Gesù: "In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero; [33] il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo". (CCC 2835) Questa domanda e la responsabilità che comporta, valgono anche per un'altra fame di cui gli uomini soffrono: “L'uomo non vive soltanto di pane, ma… di quanto esce dalla bocca del Signore” (Dt 8,3), [Mt 4,4] cioè della sua Parola e del suo Soffio. I cristiani devono mobilitare tutto il loro impegno per “annunziare il Vangelo ai poveri”. C'è una fame sulla terra,non fame di pane, né sete di acqua, ma di ascoltare la Parola di Dio” (Am 8,11). Perciò il senso specificamente cristiano di questa domanda riguarda il Pane di Vita: la Parola di Dio da accogliere nella fede, il Corpo di Cristo ricevuto nell'Eucaristia [Gv 6,26-58]. (CCC 698) Il sigillo è un simbolo vicino a quello dell'Unzione. Infatti su Cristo “Dio ha messo il suo sigillo” (Gv 6,27), e in lui il Padre segna anche noi con il suo sigillo [2Cor 1,22; Ef 1,13; 4,30]. Poiché indica l'effetto indelebile dell'Unzione dello Spirito Santo nei sacramenti del Battesimo, della Confermazione e dell'Ordine, l'immagine del sigillo [“sphragis”] è stata utilizzata in certe tradizioni teologiche per esprimere il “carattere” indelebile impresso da questi tre sacramenti che non possono essere ripetuti. (CCC 1296) Cristo stesso si dichiara segnato dal sigillo del Padre suo [Gv 6,27]. Anche il cristiano è segnato con un sigillo: “E' Dio stesso che ci conferma, insieme a voi, in Cristo, e ci ha conferito l'unzione, ci ha impresso il sigillo e ci ha dato la caparra dello Spirito nei nostri cuori” (2Cor 1,22) [Ef 1,13; 4,30]. Questo sigillo dello Spirito Santo segna l'appartenenza totale a Cristo, l'essere al suo servizio per sempre, ma anche la promessa della divina protezione nella grande prova escatologica [Ap 7,2-3; 9,4; Ez 9,4-6]. (CCC 728) Gesù rivela in pienezza lo Spirito Santo solo dopo che è stato egli stesso glorificato con la sua Morte e Risurrezione. Tuttavia, lo lascia gradualmente intravvedere anche nel suo insegnamento alle folle, quando rivela che la sua carne sarà cibo per la vita del mondo [Gv 6,27; 6,51; 6,62-63]. Inoltre lo lascia intuire a Nicodemo, [Gv 3,5-8] alla Samaritana [Gv 4,10; 4,14; 4,23-24] e a coloro che partecipano alla festa delle Capanne [Gv 7,37-39]. Ai suoi discepoli ne parla apertamente a proposito della preghiera [Lc 11,13] e della testimonianza che dovranno dare [Mt 10,19-20].

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