Gv 7, 11- 24 Insegnamenti di Gesù)

(Gv 7, 11- 24) Insegnamenti di Gesù)
[11] I Giudei intanto lo cercavano durante la festa e dicevano: "Dov'è quel tale?". [12] E si faceva sommessamente un gran parlare di lui tra la folla; gli uni infatti dicevano: "È buono!". Altri invece: "No, inganna la gente!". [13] Nessuno però ne parlava in pubblico, per paura dei Giudei. [14] Quando ormai si era a metà della festa, Gesù salì al tempio e vi insegnava. [15] I Giudei ne erano stupiti e dicevano: "Come mai costui conosce le Scritture, senza avere studiato?". [16] Gesù rispose: "La mia dottrina non è mia, ma di colui che mi ha mandato. [17] Chi vuol fare la sua volontà, conoscerà se questa dottrina viene da Dio, o se io parlo da me stesso. [18] Chi parla da se stesso, cerca la propria gloria; ma chi cerca la gloria di colui che l'ha mandato è veritiero, e in lui non c'è ingiustizia. [19] Non è stato forse Mosè a darvi la Legge? Eppure nessuno di voi osserva la Legge! Perché cercate di uccidermi?". [20] Rispose la folla: "Tu hai un demonio! Chi cerca di ucciderti?". [21] Rispose Gesù: "Un'opera sola ho compiuto, e tutti ne siete stupiti. [22] Mosè vi ha dato la circoncisione - non che essa venga da Mosè, ma dai patriarchi - e voi circoncidete un uomo anche di sabato. [23] Ora se un uomo riceve la circoncisione di sabato perché non sia trasgredita la Legge di Mosè, voi vi sdegnate contro di me perché ho guarito interamente un uomo di sabato? [24] Non giudicate secondo le apparenze, ma giudicate con giusto giudizio!". (CCC 578) Gesù, il Messia d'Israele, il più grande quindi nel Regno dei cieli, aveva il dovere di osservare la Legge, praticandola nella sua integralità fin nei minimi precetti, secondo le sue stesse parole. Ed è anche il solo che l'abbia potuto fare perfettamente [Gv 8,46]. Gli Ebrei, secondo quanto essi stessi confessano, non hanno mai potuto osservare la Legge nella sua integralità senza trasgredire il più piccolo precetto [Gv 7,19; At 13,38-41; 15,10]. Per questo, ogni anno, alla festa dell'Espiazione, i figli d'Israele chiedono perdono a Dio per le loro trasgressioni della Legge. In realtà, la Legge costituisce un tutto unico e, come ricorda san Giacomo, “chiunque osservi tutta la Legge, ma la trasgredisca in un punto solo, diventa colpevole di tutto” (Gc 2,10) [Gal 3,10; 5,3]. (CCC 427) “Nella catechesi è Cristo, Verbo incarnato e Figlio di Dio, che viene insegnato, e tutto il resto lo è in riferimento a lui;... solo Cristo insegna, mentre ogni altro lo fa nella misura in cui è il suo portavoce, consentendo a Cristo di insegnare per bocca sua... Ogni catechista dovrebbe poter applicare a se stesso la misteriosa parola di Gesù: "La mia dottrina non è mia, ma di colui che mi ha mandato" (Gv 7,16)” [Giovanni Paolo II, Esort. ap. Catechesi tradendae, 5]. (CCC 428) Colui che è chiamato a “insegnare Cristo”, deve dunque cercare innanzi tutto quel guadagno che è la “sublimità della conoscenza di Cristo”; bisogna accettare di perdere tutto, “al fine di guadagnare Cristo e di essere trovato in lui”, e di “conoscere lui, la potenza della sua Risurrezione, la partecipazione alle sue sofferenze, diventandogli conforme nella morte con la speranza di giungere alla risurrezione dai morti” (Fil 3,8-11). (CCC 2173) Il Vangelo riferisce numerose occasioni nelle quali Gesù viene accusato di violare la legge del sabato. Ma Gesù non viola mai la santità di tale giorno [Mc 1,21; Gv 9,16]. Egli con autorità ne dà l'interpretazione autentica:Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato” (Mc 2,27) Nella sua bontà, Cristo ritiene lecito in giorno di sabato fare il bene anziché il male, salvare una vita anziché toglierla (Mc 3,4). Il sabato è il giorno del Signore delle misericordie e dell'onore di Dio [Mt 12,5; Gv 7,23]. “Il Figlio dell'uomo è signore anche del sabato” (Mc 2,28).

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