Gv 7, 31-36 Chi potrà fare segni più grandi?

(Gv 7, 31-36) Chi potrà fare segni più grandi?
[31] Molti della folla invece credettero in lui, e dicevano: "Il Cristo, quando verrà, potrà fare segni più grandi di quelli che ha fatto costui?". [32] I farisei intanto udirono che la gente sussurrava queste cose di lui e perciò i sommi sacerdoti e i farisei mandarono delle guardie per arrestarlo. [33] Gesù disse: "Per poco tempo ancora rimango con voi, poi vado da colui che mi ha mandato. [34] Voi mi cercherete, e non mi troverete; e dove sono io, voi non potrete venire". [35] Dissero dunque tra loro i Giudei: "Dove mai sta per andare costui, che noi non potremo trovarlo? Andrà forse da quelli che sono dispersi fra i Greci e ammaestrerà i Greci? [36] Che discorso è questo che ha fatto: Mi cercherete e non mi troverete e dove sono io voi non potrete venire?". (CCC 117) Il senso spirituale. Data l'unità del disegno di Dio, non soltanto il testo della Scrittura, ma anche le realtà e gli avvenimenti di cui parla possono essere dei segni. 1. Possiamo giungere ad una comprensione più profonda degli avvenimenti se riconosciamo Il senso allegorico.il loro significato in Cristo; così, la traversata del Mar Rosso è un segno della vittoria di Cristo, e così del Battesimo [1Cor 10,2]. 2. Il senso morale. Gli avvenimenti narrati nella Scrittura possono condurci ad agire rettamente. Sono stati scritti “per ammonimento nostro” (1Cor 10,11) [Eb 3-4,11]. 3. Il senso anagogico. Possiamo vedere certe realtà e certi avvenimenti nel loro significato eterno, che ci conduce (in greco: “anagoge”) verso la nostra Patria. Così la Chiesa sulla terra è segno della Gerusalemme celeste [Ap 21,1-22,5]. (CCC 156) Il motivo di credere non consiste nel fatto che le verità rivelate appaiano come vere e intelligibili alla luce della nostra ragione naturale. Noi crediamo “per l'autorità di Dio stesso che le rivela, il quale non può né ingannarsi né ingannare”. “Nondimeno, perché l'ossequio della nostra fede fosse conforme alla ragione, Dio ha voluto che agli interiori aiuti dello Spirito Santo si accompagnassero anche prove esteriori della sua Rivelazione” [Concilio Vaticano I: DS, 3009]. Così i miracoli di Cristo e dei santi [Mc 16,20; Eb 2,4] le profezie, la diffusione e la santità della Chiesa, la sua fecondità e la sua stabilità “sono segni certissimi della divina Rivelazione, adatti ad ogni intelligenza”, sono “motivi di credibilità” i quali mostrano che l'assenso della fede non è “affatto un cieco moto dello spirito” [Id., DS, 3008-3010]. (CCC 208) Di fronte alla presenza affascinante e misteriosa di Dio, l'uomo scopre la propria piccolezza. Davanti al roveto ardente, Mosè si toglie i sandali e si vela il viso [Es 3,5-6] al cospetto della Santità divina. Davanti alla Gloria del Dio tre volte santo, Isaia esclama: “Ohimè! Io sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono” (Is 6,5). Davanti ai segni divini che Gesù compie, Pietro esclama: “Signore, allontanati da me che sono un peccatore” (Lc 5,8). Ma poiché Dio è santo, può perdonare all'uomo che davanti a lui si riconosce peccatore: “Non darò sfogo all'ardore della mia ira… perché sono Dio e non uomo, sono il Santo in mezzo a te” (Os 11,9). Anche l'apostolo Giovanni dirà: “Davanti a lui rassicureremo il nostro cuore, qualunque cosa esso ci rimproveri. Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa” (1Gv 3,19-20). (CCC 426) “Al centro della catechesi noi troviamo essenzialmente una persona: quella di Gesù di Nazaret, unigenito del Padre… il quale ha sofferto ed è morto per noi e ora, risorto, vive per sempre con noi… Catechizzare… è, dunque, svelare nella persona di Cristo l'intero disegno di Dio… È cercare di comprendere il significato dei gesti e delle parole di Cristo, dei segni da lui operati” [Giovanni Paolo II, Esort. ap. Catechesi tradendae, 5]. Lo scopo della catechesi: “Mettere… in comunione… con Gesù Cristo: egli solo può condurre all'amore del Padre nello Spirito e può farci partecipare alla vita della Santa Trinità” [Ib.].

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