At 11, 1-15 Pietro racconta a Gerusalemme

Capitolo 11°
(At 11, 1-15) Pietro racconta a Gerusalemme

[1] Gli apostoli e i fratelli che stavano nella Giudea vennero a sapere che anche i pagani avevano accolto la parola di Dio. [2] E quando Pietro salì a Gerusalemme, i circoncisi lo rimproveravano dicendo: [3] "Sei entrato in casa di uomini non circoncisi e hai mangiato insieme con loro!". [4] Allora Pietro raccontò per ordine come erano andate le cose, dicendo: [5] "Io mi trovavo in preghiera nella città di Giaffa e vidi in estasi una visione: un oggetto, simile a una grande tovaglia, scendeva come calato dal cielo per i quattro capi e giunse fino a me. [6] Fissandolo con attenzione, vidi in esso quadrupedi, fiere e rettili della terra e uccelli del cielo. [7] E sentii una voce che mi diceva: Pietro, àlzati, uccidi e mangia! [8] Risposi: Non sia mai, Signore, poiché nulla di profano e di immondo è entrato mai nella mia bocca. [9] Ribattè nuovamente la voce dal cielo: Quello che Dio ha purificato, tu non considerarlo profano. [10] Questo avvenne per tre volte e poi tutto fu risollevato di nuovo nel cielo. [11] Ed ecco, in quell'istante, tre uomini giunsero alla casa dove eravamo, mandati da Cesarèa a cercarmi. [12] Lo Spirito mi disse di andare con loro senza esitare. Vennero con me anche questi sei fratelli ed entrammo in casa di quell'uomo. [13] Egli ci raccontò che aveva visto un angelo presentarsi in casa sua e dirgli: Manda a Giaffa e fà venire Simone detto anche Pietro; [14] egli ti dirà parole per mezzo delle quali sarai salvato tu e tutta la tua famiglia. [15] Avevo appena cominciato a parlare quando lo Spirito Santo scese su di loro, come in principio era sceso su di noi”. (CCC 1655) Cristo ha voluto nascere e crescere in seno alla Santa Famiglia di Giuseppe e di Maria. La Chiesa non è altro che la “famiglia di Dio”. Fin dalle sue origini, il nucleo della Chiesa era spesso costituito da coloro che, insieme con tutta la loro famiglia, erano divenuti credenti [At 18,8]. Allorché si convertivano, desideravano che anche tutta la loro famiglia fosse salvata [At 16,31; 11,14]. Queste famiglie divenute credenti erano piccole isole di vita cristiana in un mondo incredulo. (CCC 1656) Ai nostri giorni, in un mondo spesso estraneo e persino ostile alla fede, le famiglie credenti sono di fondamentale importanza, come focolari di fede viva e irradiante. E' per questo motivo che il Concilio Vaticano II, usando un'antica espressione, chiama la famiglia “Ecclesia domestica” Chiesa domestica [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 11; Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio, 21]. E' in seno alla famiglia che “i genitori devono essere per i loro figli, con la parola e con l'esempio, i primi annunciatori della fede, e secondare la vocazione propria di ognuno, e quella sacra in modo speciale” [Lumen gentium, 11]. (CCC 1657) E' qui che si esercita in maniera privilegiata il sacerdozio battesimale del padre di famiglia, della madre, dei figli, di tutti i membri della famiglia, “con la partecipazione ai sacramenti, con la preghiera e il ringraziamento, con la testimonianza di una vita santa, con l'abnegazione e l'operosa carità” [Lumen gentium, 11]. Il focolare è così la prima scuola di vita cristiana e “una scuola di umanità più ricca” [Id., Gaudium et spes, 52]. E' qui che si apprende la fatica e la gioia del lavoro, l'amore fraterno, il perdono generoso, sempre rinnovato, e soprattutto il culto divino attraverso la preghiera e l'offerta della propria vita.

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