At 13, 1-3 Missione di Barnaba e Saulo

Capitolo 13°
(At 13, 1-3) Missione di Barnaba e Saulo

[1] C'erano nella comunità di Antiochia profeti e dottori: Barnaba, Simeone soprannominato Niger, Lucio di Cirène, Manaèn, compagno d'infanzia di Erode tetrarca, e Saulo. [2] Mentre essi stavano celebrando il culto del Signore e digiunando, lo Spirito Santo disse: "Riservate per me Barnaba e Saulo per l'opera alla quale li ho chiamati". [3] Allora, dopo aver digiunato e pregato, imposero loro le mani e li accomiatarono. (CCC 1969) La Legge nuova pratica gli atti della religione: l'elemosina, la preghiera e il digiuno, ordinandoli al “Padre che vede nel segreto”, in opposizione al desiderio di “essere visti dagli uomini” [Mt 6,1-6.16-18]. La sua preghiera è il “Padre nostro” [Mt 6,9-13]. (CCC 699) Imponendo le mani Gesù guarisce i malati [Mc 6,5; 8,23] e benedice i bambini [Mc 10,16]. Nel suo Nome, gli Apostoli compiranno gli stessi gesti [Mc 16,18; At 5,12; 14,3]. Ancor di più, è mediante l'imposizione delle mani da parte degli Apostoli che viene donato lo Spirito Santo [At 8,17-19; 13,3; 19,6]. La Lettera agli Ebrei mette l'imposizione delle mani tra gli “articoli fondamentali” del suo insegnamento [Eb 6,2]. La Chiesa ha conservato questo segno dell'effusione onnipotente dello Spirito Santo nelle epiclesi sacramentali. (CCC 2632) La domanda cristiana è imperniata sul desiderio e sulla ricerca del Regno che viene, conformemente all'insegnamento di Gesù [Mt 6,10.33; Lc 11,2.13]. Nelle domande esiste una gerarchia: prima di tutto si chiede il Regno, poi ciò che è necessario per accoglierlo e per cooperare al suo avvento. Tale cooperazione alla missione di Cristo e dello Spirito Santo, che ora è la missione della Chiesa, è l'oggetto della preghiera della comunità apostolica [At 6,6; 13,3]. E' la preghiera di Paolo, l'Apostolo per eccellenza, che ci manifesta come la sollecitudine divina per tutte le Chiese debba animare la preghiera cristiana [Rm 10,1; Ef 1,16-23; Fil 1,9-11; Col 1,3-6; 4,3-4.12]. Mediante la preghiera ogni battezzato opera per l'avvento del Regno. (CCC 1070) Il termine “Liturgia” nel Nuovo Testamento è usato per designare non soltanto la celebrazione del culto divino, [At 13,2; Lc 1,23] ma anche l'annunzio del Vangelo [Rm 15,16; Fil 2,14-17.30] e la carità in atto [Rm 15,27; 2Cor 9,12; Fil 2,25]. In tutti questi casi, si tratta del servizio di Dio e degli uomini. Nella celebrazione liturgica, la Chiesa è serva, a immagine del suo Signore, l'unico “Liturgo”, [Eb 8,2.6] poiché partecipa del suo sacerdozio (culto) profetico (annunzio) e regale (servizio della carità): “Giustamente perciò la Liturgia è ritenuta quell'esercizio dell'ufficio sacerdotale di Gesù Cristo, mediante il quale con segni sensibili viene significata e, in modo proprio a ciascuno, realizzata la santificazione dell'uomo, e viene esercitato dal Corpo Mistico di Gesù Cristo, cioè dal Capo e dalle sue membra, il culto pubblico integrale. Perciò ogni celebrazione liturgica, in quanto opera di Cristo sacerdote e del suo Corpo, che è la Chiesa, è azione sacra per eccellenza, e nessun'altra azione della Chiesa ne uguaglia l'efficacia allo stesso titolo e allo stesso grado” [Conc. Ecum. Vat. II, Sacrosanctum concilium, 7].

Post più popolari