At 13, 13-15 Ad Antiochia di Pisidia

(At 13, 13-15) Ad Antiochia di Pisidia
[13] Salpati da Pafo, Paolo e i suoi compagni giunsero a Perge di Panfilia. Giovanni si separò da loro e ritornò a Gerusalemme. [14] Essi invece proseguendo da Perge, arrivarono ad Antiochia di Pisidia ed entrati nella sinagoga nel giorno di sabato, si sedettero. [15] Dopo la lettura della Legge e dei Profeti, i capi della sinagoga mandarono a dire loro: "Fratelli, se avete qualche parola di esortazione per il popolo, parlate!". (CCC 441) Figlio di Dio, nell'Antico Testamento, è un titolo dato agli angeli, [Dt (LXX) 32, 8; Gb 1,6] al popolo dell'elezione, [Es 4,22; Os 11,1; Ger 3,19; Sir 36,14; Sap 18,13] ai figli d'Israele [Dt 14,1; Os 2,1] e ai loro re [2Sam 7,14; Sal 82,6]. In tali casi ha il significato di una filiazione adottiva che stabilisce tra Dio e la sua creatura relazioni di una particolare intimità. Quando il Re-Messia promesso è detto “figlio di Dio”, [1Cr 17,13; Sal 2,7] ciò non implica necessariamente, secondo il senso letterale di quei testi, che egli sia più che umano. Coloro che hanno designato così Gesù in quanto Messia d'Israele [Mt 27,54] forse non hanno inteso dire di più [Lc 23,47]. (CCC 442) Non è la stessa cosa per Pietro quando confessa Gesù come “il Cristo, il Figlio del Dio vivente” (Mt 16,16), perché Gesù risponde con solennità: “Né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli (Mt 16,17). Parallelamente Paolo, a proposito della sua conversione sulla strada di Damasco, dirà: “Quando colui che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia si compiacque di rivelare a me suo Figlio perché lo annunziassi in mezzo ai pagani…” (Gal 1,15-16). “Subito nelle sinagoghe proclamava Gesù Figlio di Dio” (At 9,20). Questo sarà fin dagli inizi [1Ts 1,10] il centro della fede apostolica [Gv 20,31] professata prima di tutti da Pietro quale fondamento della Chiesa [Mt 16,18].

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