At 18, 1-4 A Corinto Paolo lavora e discute

Capitolo 18°
(At 18, 1-4) A Corinto Paolo lavora e discute

[1] Dopo questi fatti Paolo lasciò Atene e si recò a Corinto. [2] Qui trovò un Giudeo chiamato Aquila, oriundo del Ponto, arrivato poco prima dall'Italia con la moglie Priscilla, in seguito all'ordine di Claudio che allontanava da Roma tutti i Giudei. Paolo si recò da loro [3] e poiché erano del medesimo mestiere, si stabilì nella loro casa e lavorava. Erano infatti di mestiere fabbricatori di tende. [4] Ogni sabato poi discuteva nella sinagoga e cercava di persuadere Giudei e Greci. (CCC 2427) Il lavoro umano proviene immediatamente da persone create ad immagine di Dio e chiamate a prolungare, le une con le altre e per le altre, l'opera della creazione sottomettendo la terra [Gen 1,28; Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 34; Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, 31]. Il lavoro, quindi, è un dovere: “Chi non vuol lavorare, neppure mangi” (2Ts 3,10) [1Ts 4,11]. Il lavoro esalta i doni del Creatore e i talenti ricevuti. Può anche essere redentivo. Sopportando la penosa fatica [Gen 3,14-19] del lavoro in unione con Gesù, l'artigiano di Nazaret e il crocifisso del Calvario, l'uomo in un certo modo coopera con il Figlio di Dio nella sua opera redentrice. Si mostra discepolo di Cristo portando la croce, ogni giorno, nell'attività che è chiamato a compiere [Giovanni Paolo II, Lett. enc. Laborem exercens, 27]. Il lavoro può essere un mezzo di santificazione e un'animazione delle realtà terrene nello Spirito di Cristo. (CCC 531) Durante la maggior parte della sua vita, Gesù ha condiviso la condizione della stragrande maggioranza degli uomini: un'esistenza quotidiana senza apparente grandezza, vita di lavoro manuale, vita religiosa giudaica sottomessa alla Legge di Dio [Gal 4,4], vita nella comunità. Riguardo a tutto questo periodo ci è rivelato che Gesù era sottomesso [Lc 2,51] ai suoi genitori e che “cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini” (Lc 2,52).

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