At 19, 28-34 I discepoli trattengono Paolo

(At 19, 28-34) I discepoli trattengono Paolo
[28] All'udire ciò s'infiammarono d'ira e si misero a gridare: "Grande è l'Artèmide degli Efesini!". [29] Tutta la città fu in subbuglio e tutti si precipitarono in massa nel teatro, trascinando con sé Gaio e Aristarco macèdoni, compagni di viaggio di Paolo. [30] Paolo voleva presentarsi alla folla, ma i discepoli non glielo permisero. [31] Anche alcuni dei capi della provincia, che gli erano amici, mandarono a pregarlo di non avventurarsi nel teatro. [32] Intanto, chi gridava una cosa, chi un'altra; l'assemblea era confusa e i più non sapevano il motivo per cui erano accorsi. [33] Alcuni della folla fecero intervenire un certo Alessandro, che i Giudei avevano spinto avanti, ed egli, fatto cenno con la mano, voleva tenere un discorso di difesa davanti al popolo. [34] Appena s'accorsero che era Giudeo, si misero tutti a gridare in coro per quasi due ore: "Grande è l'Artèmide degli Efesini!". (CCC 1806) La prudenza è la virtù che dispone la ragione pratica a discernere in ogni circostanza il nostro vero bene e a scegliere i mezzi adeguati per compierlo. L'uomo “accorto controlla i suoi passi” (Pr 14,15). “Siate moderati e sobri per dedicarvi alla preghiera” (1Pt 4,7). La prudenza è la “retta norma dell'azione, scrive san Tommaso [Summa theologiae, II-II, 47, 2] sulla scia di Aristotele. Essa non si confonde con la timidezza o la paura, né con la doppiezza o la dissimulazione. E' detta “auriga virtutum - cocchiere delle virtù”: essa dirige le altre virtù indicando loro regola e misura. E' la prudenza che guida immediatamente il giudizio di coscienza. L'uomo prudente decide e ordina la propria condotta seguendo questo giudizio. Grazie alla virtù della prudenza applichiamo i principi morali ai casi particolari senza sbagliare e superiamo i dubbi sul bene da compiere e sul male da evitare.

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