At 20, 1-6 Paolo incoraggia, esorta e ritorna

Capitolo 20°
(At 20, 1-6) Paolo incoraggia, esorta e ritorna
[1] Appena cessato il tumulto, Paolo mandò a chiamare i discepoli e, dopo averli incoraggiati, li salutò e si mise in viaggio per la Macedonia. [2] Dopo aver attraversato quelle regioni, esortando con molti discorsi i fedeli, arrivò in Grecia. [3] Trascorsi tre mesi, poiché ci fu un complotto dei Giudei contro di lui, mentre si apprestava a salpare per la Siria, decise di far ritorno attraverso la Macedonia. [4] Lo accompagnarono Sòpatro di Berèa, figlio di Pirro, Aristarco e Secondo di Tessalonica, Gaio di Derbe e Timòteo, e gli asiatici Tìchico e Tròfimo. [5] Questi però, partiti prima di noi ci attendevano a Troade; [6] noi invece salpammo da Filippi dopo i giorni degli Azzimi e li raggiungemmo in capo a cinque giorni a Troade dove ci trattenemmo una settimana. (CCC 814) Fin dal principio, questa Chiesa “una” si presenta tuttavia con una grande diversità, che proviene sia dalla varietà dei doni di Dio sia dalla molteplicità delle persone che li ricevono. Nell'unità del Popolo di Dio si radunano le diversità dei popoli e delle culture. Tra i membri della Chiesa esiste una diversità di doni, di funzioni, di condizioni e modi di vita; “nella comunione ecclesiastica vi sono legittimamente delle Chiese particolari, che godono di proprie tradizioni” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 13]. La grande ricchezza di tale diversità non si oppone all'unità della Chiesa. Tuttavia, il peccato e il peso delle sue conseguenze minacciano continuamente il dono dell'unità. Anche l'Apostolo deve esortare a “conservare l'unità dello Spirito per mezzo del vincolo della pace” (Ef 4,3). (CCC 133) La Chiesa “esorta con forza e insistenza tutti i fedeli... ad apprendere "la sublime scienza di Gesù Cristo" (Fil 3,8) con la frequente lettura delle divine Scritture. "L'ignoranza delle Scritture, infatti, è ignoranza di Cristo" [Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 25; cf San Girolamo, Commentarii in Isaiam, Prologus: CCL, 73, 1]. (CCC 322) Cristo ci esorta all'abbandono filiale alla Provvidenza del nostro Padre celeste [Mt 6,26-34] e l'apostolo san Pietro gli fa eco: gettate “in lui ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura di voi” (1Pt 5,7) [ Sal 55,23]. (CCC 323) La provvidenza divina agisce anche attraverso l'azione delle creature. Agli esseri umani Dio dona di cooperare liberamente ai suoi disegni.

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