At 6, 1-7 Istituzione dei sette

Capitolo 6°
(At 6, 1-7) Istituzione dei sette

[1] In quei giorni, mentre aumentava il numero dei discepoli, sorse un malcontento fra gli ellenisti verso gli Ebrei, perché venivano trascurate le loro vedove nella distribuzione quotidiana. [2] Allora i Dodici convocarono il gruppo dei discepoli e dissero: "Non è giusto che noi trascuriamo la parola di Dio per il servizio delle mense. [3] Cercate dunque, fratelli, tra di voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di saggezza, ai quali affideremo quest'incarico. [4] Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al ministero della parola". [5] Piacque questa proposta a tutto il gruppo ed elessero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Pròcoro, Nicànore, Timòne, Parmenàs e Nicola, un proselito di Antiochia. [6] Li presentarono quindi agli apostoli i quali, dopo aver pregato, imposero loro le mani. [7] Intanto la parola di Dio si diffondeva e si moltiplicava grandemente il numero dei discepoli a Gerusalemme; anche un gran numero di sacerdoti aderiva alla fede. (CCC 2632) La domanda cristiana è imperniata sul desiderio e sulla ricerca del Regno che viene, conformemente all'insegnamento di Gesù [Mt 6,10; 6,33; Lc 11,2; 11,13]. Nelle domande esiste una gerarchia: prima di tutto si chiede il Regno, poi ciò che è necessario per accoglierlo e per cooperare al suo avvento. Tale cooperazione alla missione di Cristo e dello Spirito Santo, che ora è quella della Chiesa, è l'oggetto della preghiera della comunità apostolica [At 6,6; 13,3]. E' la preghiera di Paolo, l'Apostolo per eccellenza, che ci manifesta come la sollecitudine divina per tutte le Chiese debba animare la preghiera cristiana [Rm 10,1; Ef 1,16-23; Fil 1,9-11; Col 1,3-6; 4,3-4; 1,12]. Mediante la preghiera ogni battezzato opera per l'avvento del Regno. (CCC 2633) Quando si condivide in questo modo l'amore salvifico di Dio, si comprende come ogni necessità possa diventare oggetto di domanda. Cristo, che tutto ha assunto al fine di tutto redimere, è glorificato dalle domande che noi rivolgiamo al Padre nel suo Nome [Gv 14,13]. E' in forza di questa certezza che Giacomo [Gc 1,5-8] e Paolo ci esortano a pregare in ogni circostanza [Ef 5,20; Fil 4,6-7; Col 3,16-17; 1Ts 5,17-18]. (CCC 791) L'unità del corpo non elimina la diversità delle membra: “Nell'edificazione del Corpo di Cristo vige la diversità delle membra e delle funzioni. Uno è lo Spirito, il quale per l'utilità della Chiesa distribuisce i suoi vari doni con magnificenza proporzionata alla sua ricchezza e alle necessità dei servizi”. L'unità del Corpo mistico genera e stimola tra i fedeli la carità: “E quindi se un membro soffre, soffrono con esso tutte le altre membra; se un membro è onorato, ne gioiscono con esso tutte le altre membra” [Lumen gentium, 7]. Infine, l'unità del Corpo mistico vince tutte le divisioni umane: “Quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo. Non c'è più né giudeo né greco; non c'è più schiavo né libero; non c'è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù” (Gal 3,27-28).

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