At 9, 32-35 Pietro guarisce un paralitico

(At 9, 32-35) Pietro guarisce un paralitico
[32] E avvenne che mentre Pietro andava a far visita a tutti, si recò anche dai fedeli che dimoravano a Lidda. [33] Qui trovò un uomo di nome Enea, che da otto anni giaceva su un lettuccio ed era paralitico. [34] Pietro gli disse: "Enea, Gesù Cristo ti guarisce; alzati e rifatti il letto". E subito si alzò. [35] Lo videro tutti gli abitanti di Lidda e del Saròn e si convertirono al Signore. (CCC 1503) La compassione di Cristo verso i malati e le sue numerose guarigioni di infermi di ogni genere [Mt 4,24] sono un chiaro segno del fatto che “Dio ha visitato il suo popolo (Lc 7,16) e che il Regno di Dio è vicino. Gesù non ha soltanto il potere di guarire, ma anche di perdonare i peccati: [Mc 2,5-12] è venuto a guarire l'uomo tutto intero, anima e corpo; è il medico di cui i malati hanno bisogno [Mc 2,17]. La sua compassione verso tutti coloro che soffrono si spinge così lontano che egli si identifica con loro: “Ero malato e mi avete visitato” (Mt 25,36). Il suo amore di predilezione per gli infermi non ha cessato, lungo i secoli, di rendere i cristiani particolarmente premurosi verso tutti coloro che soffrono nel corpo e nello spirito. Essa sta all'origine degli instancabili sforzi per alleviare le loro pene. (CCC 1506) Cristo invita i suoi discepoli a seguirlo prendendo anch'essi la loro croce [Mt 10,38]. Seguendolo, assumono un nuovo modo di vedere la malattia e i malati. Gesù li associa alla sua vita di povertà e di servizio. Li rende partecipi del suo ministero di compassione e di guarigione: “E partiti, predicavano che la gente si convertisse, scacciavano molti demoni, ungevano di olio molti infermi e li guarivano” (Mc 6,12-13). (CCC 1507) Il Signore risorto rinnova questo invio (“Nel mio nome… imporranno le mani ai malati e questi guariranno” Mc 16,17-18) e lo conferma per mezzo dei segni che la Chiesa compie invocando il suo nome. Questi segni manifestano in modo speciale che Gesù è veramente “Dio che salva”. (CCC 1508) Lo Spirito Santo dona ad alcuni un carisma speciale di guarigione per manifestare la forza della grazia del Risorto. Tuttavia, neppure le preghiere più intense ottengono la guarigione di tutte le malattie. Così san Paolo deve imparare dal Signore che “ti basta la mia grazia; la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza” (2Cor 12,9), e che le sofferenze da sopportare possono avere come senso quello per cuiio completo nella mia carne ciò che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa” (Col 1,24 ). (CCC 1509) “Guarite gli infermi!” (Mt 10,8). Questo compito la Chiesa l'ha ricevuto dal Signore e cerca di attuarlo sia attraverso le cure che presta ai malati sia mediante la preghiera di intercessione con la quale li accompagna. Essa crede nella presenza vivificante di Cristo, medico delle anime e dei corpi. Questa presenza è particolarmente operante nei sacramenti e in modo tutto speciale nell'Eucaristia, pane che dà la vita eterna e al cui legame con la salute del corpo san Paolo allude. (CCC 1510) La Chiesa apostolica conosce tuttavia un rito specifico in favore degli infermi, attestato da san Giacomo: “Chi è malato, chiami a sé i presbiteri della Chiesa e preghino su di lui, dopo averlo unto con olio, nel nome del Signore. E la preghiera fatta con fede salverà il malato: il Signore lo rialzerà e, se ha commesso peccati, gli saranno perdonati” (Gc 5,14-15). La Tradizione ha riconosciuto in questo rito uno dei sette sacramenti della Chiesa [Innocenzo I, Lettera Si instituta ecclesiastica: DS, 216; Concilio di Firenze: ib., 1324-1325; Concilio di Trento: ib., 1695-1696; 1716-1717].

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