1 Cor 7, 1-9 Matrimonio, celibato, verginità

Capitolo 7°
(1 Cor 7, 1-9) Matrimonio, celibato, verginità

[1] Quanto poi alle cose di cui mi avete scritto, è cosa buona per l'uomo non toccare donna; [2] tuttavia, per il pericolo dell'incontinenza, ciascuno abbia la propria moglie e ogni donna il proprio marito. [3] Il marito compia il suo dovere verso la moglie; ugualmente anche la moglie verso il marito. [4] La moglie non è arbitra del proprio corpo, ma lo è il marito; allo stesso modo anche il marito non è arbitro del proprio corpo, ma lo è la moglie. [5] Non astenetevi tra voi se non di comune accordo e temporaneamente, per dedicarvi alla preghiera, e poi ritornate a stare insieme, perché satana non vi tenti nei momenti di passione. [6] Questo però vi dico per concessione, non per comando. [7] Vorrei che tutti fossero come me; ma ciascuno ha il proprio dono da Dio, chi in un modo, chi in un altro. [8] Ai non sposati e alle vedove dico: è cosa buona per loro rimanere come sono io; [9] ma se non sanno vivere in continenza, si sposino; è meglio sposarsi che ardere. (CCC 1601) “Il patto matrimoniale con cui l'uomo e la donna stabiliscono tra loro la comunità di tutta la vita, per sua natura ordinata al bene dei coniugi e alla procreazione e educazione della prole, tra i battezzati è stato elevato da Cristo Signore alla dignità di sacramento” [CIC canone 1055, § 1]. (CCC 1602) La Sacra Scrittura si apre con la creazione dell'uomo e della donna ad immagine e somiglianza di Dio [Gen 1,26-27] e si chiude con la visione delle “nozze dell'Agnello (Ap 19,7.9). Da un capo all'altro la Scrittura parla del Matrimonio e del suo mistero, della sua istituzione e del senso che Dio gli ha dato, della sua origine e del suo fine, delle sue diverse realizzazioni lungo tutta la storia della salvezza, delle sue difficoltà derivate dal peccato e del suo rinnovamento “nel Signore(1Cor 7,39), nella Nuova Alleanza di Cristo e della Chiesa [Ef 5,31-32]. (CCC 1603) “L'intima comunione di vita e di amore coniugale, fondata dal Creatore e strutturata con leggi proprie, è stabilita dal patto coniugale […]. Dio stesso è l'autore del matrimonio” [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 48]. La vocazione al matrimonio è iscritta nella natura stessa dell'uomo e della donna, quali sono usciti dalla mano del Creatore. Il matrimonio non è un'istituzione puramente umana, malgrado i numerosi mutamenti che ha potuto subire nel corso dei secoli, nelle varie culture, strutture sociali e attitudini spirituali. Queste diversità non devono far dimenticare i tratti comuni e permanenti. Sebbene la dignità di questa istituzione non traspaia ovunque con la stessa chiarezza, [Ib., 47] esiste tuttavia in tutte le culture un certo senso della grandezza dell'unione matrimoniale, poiché “la salvezza della persona e della società umana e cristiana è strettamente connessa con una felice situazione della comunità coniugale e familiare” [Ib., 47]. (CCC 1619) La verginità per il Regno dei cieli è uno sviluppo della grazia battesimale, un segno possente della preminenza del legame con Cristo, dell'attesa ardente del suo ritorno, un segno che ricorda pure come il matrimonio sia una realtà del mondo presente che passa [Mc 12,25; 1Cor 7,31]. (CCC 502) Lo sguardo della fede può scoprire, in connessione con l'insieme della Rivelazione, le ragioni misteriose per le quali Dio, nel suo progetto salvifico, ha voluto che suo Figlio nascesse da una Vergine. Queste ragioni riguardano tanto la persona e la missione redentrice di Cristo, quanto l'accettazione di tale missione da parte di Maria in favore di tutti gli uomini. (CCC 503) La verginità di Maria manifesta l'iniziativa assoluta di Dio nell'Incarnazione. Gesù come Padre non ha che Dio [Lc 2,48-49]. “La natura umana che egli ha assunto non l'ha mai separato dal Padre. […] Per natura Figlio del Padre secondo la divinità, per natura Figlio della Madre secondo l'umanità, ma propriamente Figlio di Dio nelle sue due nature” [Concilio del Friuli (796 o 797), Simbolo: DS 619].

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