1 Cor 7, 12-17 Coniugi credenti e non credenti

(1 Cor 7, 12-17) Coniugi credenti e non credenti
[12] Agli altri dico io, non il Signore: se un nostro fratello ha la moglie non credente e questa consente a rimanere con lui, non la ripudi; [13] e una donna che abbia il marito non credente, se questi consente a rimanere con lei, non lo ripudi: [14] perché il marito non credente viene reso santo dalla moglie credente e la moglie non credente viene resa santa dal marito credente; altrimenti i vostri figli sarebbero impuri, mentre invece sono santi. [15] Ma se il non credente vuol separarsi, si separi; in queste circostanze il fratello o la sorella non sono soggetti a servitù; Dio vi ha chiamati alla pace! [16] E che sai tu, donna, se salverai il marito? O che ne sai tu, uomo, se salverai la moglie? [17] Fuori di questi casi, ciascuno continui a vivere secondo la condizione che gli ha assegnato il Signore, così come Dio lo ha chiamato; così dispongo in tutte le chiese. (CCC 1637) Nei matrimoni con disparità di culto lo sposo cattolico ha un compito particolare: infatti “il marito non credente viene reso santo dalla moglie credente e la moglie non credente viene resa santa dal marito credente” (1Cor 7,14). E' una grande gioia per il coniuge cristiano e per la Chiesa se questa “santificazione” conduce alla libera conversione dell'altro coniuge alla fede cristiana [1Cor 7,16]. L'amore coniugale sincero, la pratica umile e paziente delle virtù familiari e la preghiera perseverante possono preparare il coniuge non credente ad accogliere la grazia della conversione. (CCC 2387) Si comprende il dramma di chi, desideroso di convertirsi al Vangelo, si vede obbligato a ripudiare una o più donne con cui ha condiviso anni di vita coniugale. Tuttavia la poligamia è in contrasto con la legge morale. Contraddice radicalmente la comunione coniugale; essa “infatti, nega in modo diretto il disegno di Dio quale ci viene rivelato alle origini, perché è contraria alla pari dignità personale dell'uomo e della donna, che nel matrimonio si donano con un amore totale e perciò stesso unico ed esclusivo” [Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio, 19; Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 47]. Il cristiano che prima era poligamo, per giustizia, ha il grave dovere di rispettare gli obblighi contratti nei confronti di quelle donne che erano sue mogli e dei suoi figli.

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