Rm 15, 20-24 Annunziare il vangelo

(Rm 15, 20-24) Annunziare il vangelo
[20] Ma mi sono fatto un punto di onore di non annunziare il vangelo se non dove ancora non era giunto il nome di Cristo, per non costruire su un fondamento altrui, [21] ma come sta scritto: Lo vedranno coloro ai quali non era stato annunziato e coloro che non ne avevano udito parlare, comprenderanno. [22] Per questo appunto fui impedito più volte di venire da voi. [23] Ora però, non trovando più un campo d'azione in queste regioni e avendo già da parecchi anni un vivo desiderio di venire da voi, [24] quando andrò in Spagna spero, passando, di vedervi, e di esser da voi aiutato per recarmi in quella regione, dopo avere goduto un poco della vostra presenza. (CCC 851) Il motivo della missione. Da sempre la Chiesa ha tratto l'obbligo e la forza del suo slancio missionario dall'amore di Dio per tutti gli uomini: “poiché l'amore di Cristo ci spinge…” (2Cor 5,14) [Conc. Ecum. Vat. II, Apostolicam actuositatem, 6; Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris missio, 11]. Infatti Dio “vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità” (1Tm 2,4). Dio vuole la salvezza di tutti attraverso la conoscenza della verità. La salvezza si trova nella verità. Coloro che obbediscono alla mozione dello Spirito di verità sono già sul cammino della salvezza; ma la Chiesa, alla quale questa verità è stata affidata, deve andare incontro al loro desiderio offrendola loro. Proprio perché crede al disegno universale di salvezza, la Chiesa deve essere missionaria. (CCC 852) Le vie della missione. “Lo Spirito Santo è il protagonista di tutta la missione ecclesiale” [Redemptoris missio, 21]. È lui che conduce la Chiesa sulle vie della missione. Essa continua e sviluppa nel corso della storia la missione del Cristo stesso, inviato a portare la Buona Novella ai poveri; “sotto l'influsso dello Spirito di Cristo, la Chiesa deve procedere per la stessa strada seguita da Cristo, la strada cioè della povertà, dell'obbedienza, del servizio e del sacrificio di se stesso, fino alla morte, da cui uscì vincitore con la sua risurrezione [Conc. Vat. II, Ad gentes, 5]. È così che “il sangue dei martiri è seme di cristiani” [Tertulliano, Apologeticum, 50, 13: PL 1, 603].

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