Rm 16, 1-2 Febe nostra sorella diaconessa

Capitolo 16°
(Rm 16, 1-2) Febe nostra sorella diaconessa

[1] Vi raccomando Febe, nostra sorella, diaconessa della Chiesa di Cencre: [2] ricevetela nel Signore, come si conviene ai credenti, e assistetela in qualunque cosa abbia bisogno; anch'essa infatti ha protetto molti, e anche me stesso. (CCC 1569) “In un grado inferiore della gerarchia stanno i diaconi, ai quali sono imposte le mani "non per il sacerdozio, ma per il servizio"” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 29; Id., Christus Dominus, 15]. Per l'ordinazione al diaconato soltanto il vescovo impone le mani, significando così che il diacono è legato in modo speciale al vescovo nei compiti della sua “diaconia [Sant'Ippolito di Roma, Traditio apostolica, 8]. (CCC 1588) Quanto ai diaconi,sostenuti dalla grazia sacramentale, servono il popolo di Dio nel ministero della liturgia, della parola e della carità, in comunione con il vescovo e il suo presbiterio” [Lumen gentium, 29]. (CCC 1596) I diaconi sono ministri ordinati per gli incarichi di servizio della Chiesa; non ricevono il sacerdozio ministeriale, ma l'ordinazione conferisce loro funzioni importanti nel ministero della Parola, del culto divino, del governo pastorale e del servizio della carità, compiti che devono assolvere sotto l'autorità pastorale del loro vescovo. (CCC 1570) I diaconi partecipano in una maniera particolare alla missione e alla grazia di Cristo [Lumen gentium, 41; Ad gentes, 16]. Il sacramento dell'Ordine imprime in loro un sigillo (“carattere”) che nulla può cancellare e che li configura a Cristo, il quale si è fatto “diacono”, cioè servo di tutti [Mc 10,45; Lc 22,27; San Policarpo di Smirne, Epistula ad Philippenses, 5, 2]. Compete ai diaconi, tra l'altro, assistere il Vescovo e i presbiteri nella celebrazione dei divini misteri, soprattutto dell'Eucaristia, distribuirla, assistere e benedire il matrimonio, proclamare il Vangelo e predicare, presiedere ai funerali e dedicarsi ai vari servizi della carità [Lumen gentium, 29; Sacrosanctum concilium, 35, 4; Ad gentes, 16]. (CCC 1571) Dopo il Concilio Vaticano II la Chiesa latina ha ripristinato il diaconato “come un grado proprio e permanente della gerarchia”, [Lumen gentium, 29] mentre le Chiese d'Oriente lo avevano sempre conservato. Il diaconato permanente, che può essere conferito a uomini sposati, costituisce un importante arricchimento per la missione della Chiesa. In realtà, è conveniente e utile che gli uomini che nella Chiesa adempiono un ministero veramente diaconale, sia nella vita liturgica e pastorale, sia nelle opere sociali e caritative “siano fortificati per mezzo dell'imposizione delle mani, trasmessa dal tempo degli Apostoli, e siano più strettamente uniti all'altare, per poter esplicare più fruttuosamente il loro ministero con l'aiuto della grazia sacramentale del diaconato” [Ad gentes, 16].

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