Rm 7, 7-13 Il conflitto fra legge e concupiscenza

(Rm 7, 7-13) Il conflitto fra legge e concupiscenza
[7] Che diremo dunque? Che la legge è peccato? No certamente! Però io non ho conosciuto il peccato se non per la legge, né avrei conosciuto la concupiscenza, se la legge non avesse detto: Non desiderare. [8] Prendendo pertanto occasione da questo comandamento, il peccato scatenò in me ogni sorta di desideri. Senza la legge infatti il peccato è morto [9] e io un tempo vivevo senza la legge. Ma, sopraggiunto quel comandamento, il peccato ha preso vita [10] e io sono morto; la legge, che doveva servire per la vita, è divenuta per me motivo di morte. [11] Il peccato infatti, prendendo occasione dal comandamento, mi ha sedotto e per mezzo di esso mi ha dato la morte. [12] Così la legge è santa e santo e giusto e buono è il comandamento. [13] Ciò che è bene è allora diventato morte per me? No davvero! È invece il peccato: esso per rivelarsi peccato mi ha dato la morte servendosi di ciò che è bene, perché il peccato apparisse oltre misura peccaminoso per mezzo del comandamento. (CCC 2542) La Legge data a Israele non è mai bastata a giustificare coloro che le erano sottomessi; anzi, è diventata lo strumento della “concupiscenza [Rm 7,7]. Il fatto che il volere e il fare non coincidano [Rm 7,15] indica il conflitto tra la legge di Dio, la quale è la legge della mente, e un'altra legge “che mi rende schiavo della legge del peccato che è nelle mie membra” (Rm 7,23). (CCC 1994) La giustificazione è l' opera più eccellente dell'amore di Dio, manifestato in Cristo Gesù e comunicato tramite lo Spirito Santo. Sant'Agostino ritiene che “la giustificazione dell'empio è un'opera più grande della creazione del cielo e della terra”, perché “il cielo e la terra passeranno, mentre la salvezza e la giustificazione degli eletti non passeranno mai” [Sant'Agostino, In Johannis evangelium tractatus, 72, 3: PL 35,1823]. Pensa anche che la giustificazione dei peccatori supera la stessa creazione degli angeli nella giustizia, perché manifesta una più grande misericordia.

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