Gal 3, 19-23 Promessa per la fede in Cristo

(Gal 3, 19-23) Promessa per la fede in Cristo
[19] Perché allora la legge? Essa fu aggiunta per le trasgressioni, fino alla venuta della discendenza per la quale era stata fatta la promessa, e fu promulgata per mezzo di angeli attraverso un mediatore. [20] Ora non si dà mediatore per una sola persona e Dio è uno solo. [21] La legge è dunque contro le promesse di Dio? Impossibile! Se infatti fosse stata data una legge capace di conferire la vita, la giustificazione scaturirebbe davvero dalla legge; [22] la Scrittura invece ha rinchiuso ogni cosa sotto il peccato, perché ai credenti la promessa venisse data in virtù della fede in Gesù Cristo. [23] Prima però che venisse la fede, noi eravamo rinchiusi sotto la custodia della legge, in attesa della fede che doveva essere rivelata. (CCC 709) La Legge, segno della Promessa e dell'Alleanza, avrebbe dovuto reggere il cuore e le istituzioni del popolo nato dalla fede di Abramo. “Se vorrete ascoltare la mia voce e custodirete la mia alleanza, sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa” (Es 19,5-6) [1Pt 2,9]. Ma, dopo Davide, Israele cede alla tentazione di divenire un regno come le altre nazioni. Ora il regno, oggetto della promessa fatta a Davide, [2Sam 7; Sal 89; Lc 1,32-33] sarà l'opera dello Spirito Santo e apparterrà ai poveri secondo lo Spirito. (CCC 710) La dimenticanza della Legge e l'infedeltà all'Alleanza conducono alla morte: è l'esilio, apparente smentita delle promesse, di fatto misteriosa fedeltà del Dio salvatore e inizio della restaurazione promessa, ma secondo lo Spirito. Era necessario che il popolo di Dio subisse questa purificazione [Lc 24,26 ]; l'esilio immette già l'ombra della croce nel disegno di Dio, e il “restodei poveri che ritorna dall'esilio è una delle figure più trasparenti della Chiesa. (CCC 711) “Ecco, faccio una cosa nuova” (Is 43,19). Cominciano a delinearsi due linee profetiche, fondate l'una sull'attesa del Messia, l'altra sull'annunzio di uno Spirito nuovo; esse convergono sul piccolo “resto”, il popolo dei poveri [Sof 2,3], che attende nella speranza il “conforto d'Israele” e la “redenzione di Gerusalemme” (Lc 2,25.38).

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