1 Tm 1, 5 Carità da cuore puro, buona coscienza, fede

(1 Tm 1, 5) Carità da cuore puro, buona coscienza, fede
[5] Il fine di questo richiamo è però la carità, che sgorga da un cuore puro, da una buona coscienza e da una fede sincera.
(CCC 1794) La coscienza buona e pura è illuminata dalla fede sincera. Infatti la carità “sgorga”, ad un tempo, “da un cuore puro, da una buona coscienza e da una fede sincera” (1Tm 1,5; 3,9; 2Tm 1,3; 1Pt 3,21; At 24,16): “Quanto più prevale la coscienza retta, tanto più le persone e i gruppi sociali si allontanano dal cieco arbitrio e si sforzano di conformarsi alle norme oggettive della moralità” [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 16]. (CCC 2518) La sesta beatitudine proclama: “Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio” (Mt 5,8). I “puri di cuore” sono coloro che hanno accordato la propria intelligenza e la propria volontà alle esigenze della santità di Dio, in tre ambiti soprattutto: la carità, [1Ts 4,3-9; 2Tm 2,22] la castità o rettitudine sessuale, [1Ts 4,7; Col 3,5; Ef 4,19] l'amore della verità e l'ortodossia della fede [Tt 1,15; 1Tm 1,3-4; 2Tm 2,23-26]. C'è un legame tra la purezza del cuore, del corpo e della fede: I fedeli devono credere gli articoli del Simbolo, “affinché credendo, obbediscano a Dio; obbedendo, vivano onestamente; vivendo onestamente, purifichino il loro cuore, e purificando il loro cuore, comprendano quanto credono” [Sant'Agostino, De fide et Symbolo, 10, 25: PL 40, 196].

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