1 Tm 2, 15 Salva partorendo figli nella fede e carità

(1 Tm 2, 15) Salva partorendo figli nella fede e carità
[15] Essa potrà essere salvata partorendo figli, a condizione di perseverare nella fede, nella carità e nella santificazione, con modestia.
(CCC 2366) La fecondità è un dono, un fine del matrimonio; infatti l'amore coniugale tende per sua natura ad essere fecondo. Il figlio non viene ad aggiungersi dall'esterno al reciproco amore degli sposi; sboccia nel cuore stesso del loro mutuo dono, di cui è frutto e compimento. Perciò la Chiesa, che “sta dalla parte della vita” [Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio, 30], insegna che “qualsiasi atto matrimoniale deve rimanere aperto per sé alla trasmissione della vita” [Paolo VI, Lett. enc. Humanae vitae, 11]. “Tale dottrina, più volte esposta dal Magistero della Chiesa, è fondata sulla connessione inscindibile, che Dio ha voluto e che l'uomo non può rompere di sua iniziativa, tra i due significati dell'atto coniugale: il significato unitivo e il significato procreativo [Humanae vitae, 12; Pio XI Lett. enc. Casti connubii: Ds 3717]. (CCC 2367) Chiamati a donare la vita, gli sposi partecipano della potenza creatrice e della paternità di Dio [Ef 3,14; Mt 23,9]. “Nel compito di trasmettere la vita umana e di educarla, che deve essere considerato come la loro propria missione, i coniugi sanno di essere cooperatori dell'amore di Dio Creatore e come suoi interpreti. E perciò adempiranno il loro dovere con umana e cristiana responsabilità” [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 50]. (CCC 2371) “Sia chiaro a tutti che la vita dell'uomo e il compito di trasmetterla non sono limitati solo a questo tempo e non si possono commisurare e capire in questo mondo soltanto, ma riguardano sempre il destino eterno degli uomini” [Gaudium et spes, 51]. (CCC 508) Nella discendenza di Eva, Dio ha scelto la Vergine Maria perché fosse la Madre del suo Figlio.Piena di grazia”, ella è “il frutto più eccelso della Redenzione” [Conc. Ecum. Vat. II, Sacrosanctum concilium, 103]: fin dal primo istante del suo concepimento, è interamente preservata da ogni macchia del peccato originale ed è rimasta immune da ogni peccato personale durante tutta la sua vita. (CCC 509) Maria è veramente “Madre di Dio”, perché è la Madre del Figlio eterno di Dio fatto uomo, Dio lui stesso. (CCC 510) Maria è rimasta “Vergine nel concepimento del Figlio suo, Vergine nel parto, Vergine incinta, Vergine madre, Vergine perpetua” [Sant'Agostino, Sermo 186, 1: PL 38, 999]: con tutto il suo essere, ella è “la serva del Signore” (Lc 1,38). (CCC 511) Maria Verginecooperò alla salvezza dell'uomo con libera fede e obbedienza” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 56]. Ha dato il suo assenso “loco totius humanae naturae - in nome di tutta l'umanità” [San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, III, 30, 1]: per la sua obbedienza, è diventata la nuova Eva, madre dei viventi.

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