Eb 2, 10-13 Annunzierò il tuo nome ai miei fratelli

(Eb 2, 10-13) Annunzierò il tuo nome ai miei fratelli
[10] Ed era ben giusto che colui, per il quale e del quale sono tutte le cose, volendo portare molti figli alla gloria, rendesse perfetto mediante la sofferenza il capo che li ha guidati alla salvezza. [11] Infatti, colui che santifica e coloro che sono santificati provengono tutti da una stessa origine; per questo non si vergogna di chiamarli fratelli, [12] dicendo: Annunzierò il tuo nome ai miei fratelli, in mezzo all'assemblea canterò le tue lodi; [13] e ancora: Io metterò la mia fiducia in lui; e inoltre: Eccoci, io e i figli che Dio mi ha dato.
(CCC 609) Accogliendo nel suo cuore umano l'amore del Padre per gli uomini, Gesù “li amò sino alla fine (Gv 13,1) “perché nessuno ha un amore più grande di questo: dare la propria vita per i propri amici” (Gv 15,13). Così nella sofferenza e nella morte la sua umanità è diventata lo strumento libero e perfetto del suo amore divino che vuole la salvezza degli uomini [Eb 2,10.17-18; 4,15; 5,7-9]. Infatti, egli ha liberamente accettato la sua passione e la sua morte per amore del Padre suo e degli uomini che il Padre vuole salvare: “Nessuno mi toglie [la vita], ma la offro da me stesso” (Gv 10,18). Di qui la sovrana libertà del Figlio di Dio quando va liberamente verso la morte [Gv 18,4-6; Mt 26,53]. (CCC 2602) Gesù si ritira spesso in disparte, nella solitudine, sulla montagna, generalmente di notte, per pregare [Mc 1,35; 6,46; Lc 5,16]. Egli porta gli uomini nella sua preghiera, poiché egli ha pienamente assunto l'umanità nella sua incarnazione, e li offre al Padre offrendo se stesso. Egli, il Verbo che “si è fatto carne”, nella sua preghiera umana partecipa a tutto ciò che vivono i “suoi fratelli” (Eb 2,12); compatisce le loro infermità per liberarli da esse [Eb 2,15; 4,15]. Proprio per questo il Padre l'ha mandato. Le sue parole e le sue azioni appaiono allora come la manifestazione visibile della sua preghiera “nel segreto”.

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