Eb 7, 1-3 Rimane sacerdote in eterno

Capitolo 7
(Eb 7, 1-3) Rimane sacerdote in eterno

[1] Questo Melchìsedek infatti, re di Salem, sacerdote del Dio Altissimo, andò incntro ad Abramo mentre ritornava dalla sconfitta dei re e lo benedisse; [2] a lui Abramo diede la decima di ogni cosa; anzitutto il suo nome tradotto significa re di giustizia; è inoltre anche re di Salem, cioè re di pace. [3] Egli è senza padre, senza madre, senza genealogia, senza principio di giorni né fine di vita, fatto simile al Figlio di Dio e rimane sacerdote in eterno.
(CCC 58) L'Alleanza con Noè resta in vigore per tutto il tempo delle nazioni [Lc 21,24], fino alla proclamazione universale del Vangelo. La Bibbia venera alcune grandi figure delle “nazioni”, come “Abele il giusto”, il re-sacerdote Melchisedech [Gen 14,18], figura di Cristo [Eb 7,3], i giusti “Noè, Daniele e Giobbe” (Ez 14,14). La Scrittura mostra così a quale altezza di santità possano giungere coloro che vivono secondo l'Alleanza di Noè nell'attesa che Cristo riunisca “insieme tutti i figli di Dio che erano dispersi” (Gv 11,52). (CCC 2569) E' a partire innanzitutto dalle realtà della creazione che vive la preghiera. I primi nove capitoli della Genesi descrivono questa relazione a Dio come offerta dei primogeniti del gregge da parte di Abele [Gen 4,4], come invocazione del Nome divino da parte di Enos [Gen 4,26], come cammino con Dio [Gen 5,24]. L'offerta di Noè è “gradita” a Dio, che lo benedice - e, attraverso lui, benedice tutta la creazione [Gen 8,20-9,17] - perché il suo cuore è giusto e integro; egli pure “camminava con Dio” [Gen 6,9]. Questa qualità della preghiera è vissuta da una moltitudine di giusti in tutte le religioni. Nella sua Alleanza indefettibile con gli esseri viventi [Gen 9,8-16], Dio sempre chiama gli uomini a pregarlo. Ma è soprattutto a partire dal nostro padre Abramo che nell'Antico Testamento viene rivelata la preghiera.

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