Eb 7, 24 Possiede un sacerdozio che non tramonta

(Eb 7, 24) Possiede un sacerdozio che non tramonta
[24] Egli invece, poiché resta per sempre, possiede un sacerdozio che non tramonta.
(CCC 1356) Se i cristiani celebrano l'Eucaristia fin dalle origini e in una forma che, sostanzialmente, non è cambiata attraverso la grande diversità dei tempi e delle liturgie, è perché ci sappiamo vincolati dal comando del Signore, dato la vigilia della sua Passione: “Fate questo in memoria di me” (1Cor 11,24-25). (CCC 1357) A questo comando del Signore obbediamo celebrando il memoriale del suo sacrificio. Facendo questo, offriamo al Padre ciò che egli stesso ci ha dato: i doni della creazione, il pane e il vino, diventati, per la potenza dello Spirito Santo e per le parole di Cristo, il Corpo e il Sangue di Cristo: in questo modo Cristo è reso realmente e misteriosamente presente. (CCC 1358) Dobbiamo dunque considerare l'Eucaristia - come azione di grazie e lode al Padre, - come memoriale del sacrificio di Cristo e del suo Corpo, - come presenza di Cristo in virtù della potenza della sua Parola e del suo Spirito. (CCC 1366) L'Eucaristia è dunque un sacrificio perché ripresenta (rende presente) il sacrificio della croce, perché ne è il memoriale e perché ne applica il frutto: Cristo “Dio e Signore nostro, […] si è immolato a Dio Padre una sola volta morendo sull'altare della croce per compiere una redenzione eterna: poiché, tuttavia, il suo sacerdozio non doveva estinguersi con la morte (Eb 7,24.27), nell'ultima Cena, “nella notte in cui veniva tradito” (1Cor 11,23), […] [volle] lasciare alla Chiesa, sua amata Sposa, un sacrificio visibile (come esige l'umana natura), con cui venisse significato quello cruento che avrebbe offerto una volta per tutte sulla croce, prolungandone la memoria fino alla fine del mondo, e applicando la sua efficacia salvifica alla remissione dei nostri peccati quotidiani” [Concilio di Trento: DS 1740].

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