Eb 9, 21-24 Cristo è entrato nel cielo stesso

(Eb 9, 21-24) Cristo è entrato nel cielo stesso
[21] Alla stessa maniera asperse con il sangue anche la Tenda e tutti gli arredi del culto. [22] Secondo la legge, infatti, quasi tutte le cose vengono purificate con il sangue e senza spargimento di sangue non esiste perdono. [23] Era dunque necessario che i simboli delle realtà celesti fossero purificati con tali mezzi; le realtà celesti poi dovevano esserlo con sacrifici superiori a questi. [24] Cristo infatti non è entrato in un santuario fatto da mani d'uomo, figura di quello vero, ma nel cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore.
(CCC 662) “Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me” (Gv 12,32). L'elevazione sulla croce significa e annunzia l'elevazione dell'ascensione al cielo. Essa ne è l'inizio. Gesù Cristo, l'unico Sacerdote della nuova ed eterna Alleanza,non è entrato in un santuario fatto da mani d'uomo […], ma nel cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore” (Eb 9,24). In cielo Cristo esercita il suo sacerdozio in permanenza, “essendo egli sempre vivo per intercedere” a favore di “quelli che per mezzo di lui si accostano a Dio” (Eb 7,25). Come “sommo sacerdote dei beni futuri” (Eb 9,11), egli è il centro e l'attore principale della Liturgia che onora il Padre nei cieli [Ap 4,6-11]. (CCC 1164) Fin dalla Legge mosaica il popolo di Dio ha conosciuto feste in data fissa, a partire dalla Pasqua, per commemorare le stupende azioni del Dio Salvatore, rendergliene grazie, perpetuarne il ricordo e insegnare alle nuove generazioni a conformare ad esse la loro condotta di vita. Nel tempo della Chiesa, posto tra la pasqua di Cristo, già compiuta una volta per tutte, e la sua consumazione nel regno di Dio, la liturgia celebrata in giorni fissi è totalmente impregnata della novità del mistero di Cristo. (CCC 1163) “La santa Madre Chiesa considera suo dovere celebrare con sacra memoria in determinati giorni nel corso dell'anno, l'opera salvifica del suo Sposo divino. Ogni settimana, nel giorno a cui ha dato il nome di “domenica”, fa la memoria della Risurrezione del Signore, che una volta all'anno, unitamente alla sua beata passione, celebra a Pasqua, la più grande delle solennità. Nel ciclo annuale poi presenta tutto il mistero di Cristo […]. Ricordando in tal modo i misteri della redenzione, essa apre ai fedeli le ricchezze delle azioni salvifiche e dei meriti del suo Signore, così che siano resi in qualche modo presenti in ogni tempo, perché i fedeli possano venirne a contatto ed essere ripieni della grazia della salvezza” [Conc. Ecum. Vat. II, Sacrosanctum concilium, 102].

Post più popolari