Fm vv. 19-25 Tu mi sei debitore e proprio di te stesso

(Fm vv. 19-25) Tu mi sei debitore e proprio di te stesso
[19] Lo scrivo di mio pugno, io, Paolo: pagherò io stesso. Per non dirti che anche tu mi sei debitore e proprio di te stesso! [20] Sì, fratello! Che io possa ottenere da te questo favore nel Signore; dà questo sollievo al mio cuore in Cristo! [21] Ti scrivo fiducioso nella tua docilità, sapendo che farai anche più di quanto ti chiedo. [22] Al tempo stesso preparami un alloggio, perché spero, grazie alle vostre preghiere, di esservi restituito. [23] Ti saluta Epafra, mio compagno di prigionia per Cristo Gesù, [24] con Marco, Aristarco, Dema e Luca, miei collaboratori. [25] La grazia del Signore Gesù Cristo sia con il vostro spirito.
(CCC 1896) Là dove il peccato perverte il clima sociale, occorre far appello alla conversione dei cuori e alla grazia di Dio. La carità stimola a giuste riforme. Non c'è soluzione alla questione sociale al di fuori del Vangelo [Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, 5]. (CCC 1886) La società è indispensabile alla realizzazione della vocazione umana. Per raggiungere questo fine è necessario che sia rispettata la giusta gerarchia dei valori che “subordini le dimensioni materiali e istintive a quelle interiori e spirituali” [Centesimus annus, 36]: “La convivenza umana deve essere considerata anzitutto come un fatto spirituale: quale comunicazione di conoscenze nella luce del vero; esercizio di diritti e adempimento di doveri; impulso e richiamo al bene morale; come nobile comune godimento del bello in tutte le sue legittime espressioni; permanente disposizione ad effondere gli uni negli altri il meglio di se stessi; anelito ad una mutua e sempre più ricca assimilazione di valori spirituali: valori nei quali trovano la loro perenne vivificazione e il loro orientamento di fondo le espressioni culturali, il mondo economico, le istituzioni sociali, i movimenti e i regimi politici, gli ordinamenti giuridici e tutti gli altri elementi esteriori, in cui si articola e si esprime la convivenza nel suo evolversi incessante” [Giovanni XXIII, Lett. enc. Pacem in terris, 36]. (CCC 1887) Lo scambio dei mezzi con i fini [Centesimus annus, 41], che porta a dare valore di fine ultimo a ciò che è soltanto un mezzo per concorrervi, oppure a considerare le persone come puri mezzi in vista di un fine, genera strutture ingiuste che “rendono ardua e praticamente impossibile una condotta cristiana, conformata ai precetti del Sommo Legislatore” [Pio XII, Messaggio radiofonico (1° giugno 1941)]. (CCC 1888) Occorre, quindi, far leva sulle capacità spirituali e morali della persona e sull'esigenza permanente della sua conversione interiore, per ottenere cambiamenti sociali che siano realmente a suo servizio. La priorità riconosciuta alla conversione del cuore non elimina affatto, anzi impone l'obbligo di apportare alle istituzioni e alle condizioni di vita, quando esse provochino il peccato, i risanamenti opportuni, perché si conformino alle norme della giustizia e favoriscano il bene anziché ostacolarlo [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen Gentium, 36].

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