1Pt 4, 10-11 Mettere a servizio degli altri la grazia

(1Pt 4, 10-11) Mettere a servizio degli altri la grazia
[10] Ciascuno viva secondo la grazia ricevuta, mettendola a servizio degli altri, come buoni amministratori di una multiforme grazia di Dio. [11] Chi parla, lo faccia come con parole di Dio; chi esercita un ufficio, lo compia con l'energia ricevuta da Dio, perché in tutto venga glorificato Dio per mezzo di Gesù Cristo, al quale appartiene la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen!
(CCC 864) “Siccome la fonte e l'origine di tutto l'apostolato della Chiesa è Cristo, mandato dal Padre, è evidente che la fecondità dell'apostolato”, sia quello dei ministri ordinati sia quello “dei laici, dipende dalla loro unione vitale con Cristo” (Conc. Ecum. Vat. II, Apostolicam actuositatem, 4; cf Gv 15,5). Secondo le vocazioni, le esigenze dei tempi, i vari doni dello Spirito Santo, l'apostolato assume le forme più diverse. Ma la carità, attinta soprattutto nell'Eucaristia, rimane sempre “come l'anima di tutto l'apostolato” (Apostolicam actuositatem, 3). (CCC 856) L'attività missionaria implica un dialogo rispettoso con coloro che non accettano ancora il Vangelo (Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris missio, 55). I credenti possono trarre profitto per se stessi da questo dialogo, imparando a conoscere meglio “tutto ciò che di verità e di grazia era già riscontrabile, per una nascosta presenza di Dio, in mezzo alle genti”([Conc. Ecum. Vat. II, Ad gentes, 9). Se infatti essi annunziano la Buona Novella a coloro che la ignorano, è per consolidare, completare ed elevare la verità e il bene che Dio ha diffuso tra gli uomini e i popoli, e per purificarli dall'errore e dal male “per la gloria di Dio, la confusione del demonio e la felicità dell'uomo” (Ad gentes, 9).

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