Ap 22, 16 Io sono la stella radiosa del mattino

(Ap 22, 16) Io sono la stella radiosa del mattino
[16] Io, Gesù, ho mandato il mio angelo, per testimoniare a voi queste cose riguardo alle Chiese. Io sono la radice della stirpe di Davide, la stella radiosa del mattino".
(CCC 437) L'angelo ha annunziato ai pastori la nascita di Gesù come quella del Messia promesso a Israele: “Oggi vi è nato nella città di Davide un Salvatore che è il Cristo Signore” (Lc 2,11). Fin da principio egli è “colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo” (Gv 10,36), concepito come “santo” nel grembo verginale di Maria (Lc 1,35). Giuseppe è stato chiamato da Dio a prendere con sé Maria sua sposa, incinta di “quel che è generato in lei… dallo Spirito Santo” (Mt 1,20), affinché Gesù, “chiamato Cristo” (Mt 1,16), nasca dalla sposa di Giuseppe nella discendenza messianica di Davide [Rm 1,3; 2Tm 2,8; Ap 22,16]. (CCC 528) L'epifania è la manifestazione di Gesù come Messia d'Israele, Figlio di Dio e Salvatore del mondo. Insieme con il battesimo di Gesù nel Giordano e con le nozze di Cana [Solennità dell'Epifania del Signore, Antifona al “Magnificat” dei II Vespri: Liturgia delle Ore, v. 1], essa celebra l'adorazione di Gesù da parte dei “magi” venuti dall'Oriente [Mt 2,1]. In questi “magi”, che rappresentano le religioni pagane circostanti, il Vangelo vede le primizie delle nazioni che nell'Incarnazione accolgono la Buona Novella della salvezza. La venuta dei magi a Gerusalemme per adorare il re dei giudei [Mt 2,2] mostra che essi, alla luce messianica della stella di Davide [Nm 24,17; Ap 22,16], cercano in Israele colui che sarà il re delle nazioni [Nm 24,17-19]. La loro venuta sta a significare che i pagani non possono riconoscere Gesù e adorarlo come Figlio di Dio e Salvatore del mondo se non volgendosi ai giudei [Gv 4,22] e ricevendo da loro la Promessa messianica quale è contenuta nell'Antico Testamento [Mt 2,4-6]. L'epifania manifesta che “la grande massa delle genti” entra “nella famiglia dei patriarchi” [San Leone Magno, Sermo 33,3: PL 54, 242] e ottiene la “dignità Israelitica” [Veglia pasquale. Orazione dopo la terza lettura: Messale Romano].

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