Es 3, 7-10 Il grido degli Israeliti è arrivato fino a me

(Es 3, 7-10) Il grido degli Israeliti è arrivato fino a me
[7] Il Signore disse: "Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sorveglianti; conosco infatti le sue sofferenze. [8] Sono sceso per liberarlo dalla mano dell'Egitto e per farlo uscire da questo paese verso un paese bello e spazioso, verso un paese dove scorre latte e miele, verso il luogo dove si trovano il Cananeo, l'Hittita, l'Amorreo, il Perizzita, l'Eveo, il Gebuseo. [9] Ora dunque il grido degli Israeliti è arrivato fino a me e io stesso ho visto l'oppressione con cui gli Egiziani li tormentano. [10] Ora và! Io ti mando dal faraone. Fà uscire dall'Egitto il mio popolo, gli Israeliti!".
(CCC 207) Rivelando il suo nome, Dio rivela al tempo stesso la sua fedeltà che è da sempre e per sempre, valida per il passato (“Io sono il Dio dei tuoi padri”, Es 3,6), come per l'avvenire (“Io sarò con te”, Es 3,12). Dio che rivela il suo nome come “Io sono” si rivela come il Dio che è sempre là, presente accanto al suo popolo per salvarlo. (CCC 208) Di fronte alla presenza affascinante e misteriosa di Dio, l'uomo scopre la propria piccolezza. Davanti al roveto ardente, Mosè si toglie i sandali e si vela il viso [Es 3,5-6] al cospetto della santità divina. Davanti alla gloria del Dio tre volte santo, Isaia esclama: “Ohimè! Io sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono” (Is 6,5). Davanti ai segni divini che Gesù compie, Pietro esclama: “Signore, allontanati da me che sono un peccatore” (Lc 5,8). Ma poiché Dio è santo, può perdonare all'uomo che davanti a lui si riconosce peccatore: “Non darò sfogo all'ardore della mia ira […], perché sono Dio e non uomo, sono il Santo in mezzo a te” (Os 11,9). Anche l'apostolo Giovanni dirà: “Davanti a lui rassicureremo il nostro cuore, qualunque cosa esso ci rimproveri. Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa” (1Gv 3,19-20).

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