Gen 30, 1 Dammi dei figli, se no io muoio!

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(Gen 30, 1) Dammi dei figli, se no io muoio!

[1] Rachele, vedendo che non le era concesso di procreare figli a Giacobbe, divenne gelosa della sorella e disse a Giacobbe: "Dammi dei figli, se no io muoio!".
(CCC 2373) La Sacra Scrittura e la pratica tradizionale della Chiesa vedono nelle famiglie numerose un segno della benedizione divina e della generosità dei genitori [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 50]. (CCC 2374) Grande è la sofferenza delle coppie che si scoprono sterili. “Che mi darai? - chiede Abramo a Dio - Io me ne vado senza figli… ” (Gen 15,2). “Dammi dei figli, se no io muoio!”, grida Rachele al marito Giacobbe (Gen 30,1). (CCC 2378) Il figlio non è qualcosa di dovuto, ma un dono. Il “dono più grande del matrimonio” è una persona umana. Il figlio non può essere considerato come oggetto di proprietà: a ciò condurrebbe il riconoscimento di un preteso “diritto al figlio”. In questo campo, soltanto il figlio ha veri diritti: quello “di essere il frutto dell'atto specifico dell'amore coniugale dei suoi genitori e anche il diritto a essere rispettato come persona dal momento del suo concepimento” [Congregazione per la Dottrina della Fede, Istr. Donum vitae, 2, 8]. (CCC 2379) Il Vangelo mostra che la sterilità fisica non è un male assoluto. Gli sposi che, dopo aver esaurito i legittimi ricorsi alla medicina, soffrono di sterilità, si uniranno alla croce del Signore, sorgente di ogni fecondità spirituale. Essi possono mostrare la loro generosità adottando bambini abbandonati oppure compiendo servizi significativi a favore del prossimo.

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