Gen 32, 25-31 Ho visto Dio faccia a faccia

Pagine scelte di Genesi 32
(Gen 32, 25-31) Ho visto Dio faccia a faccia

[25] Giacobbe rimase solo e un uomo lottò con lui fino allo spuntare dell'aurora. [26] Vedendo che non riusciva a vincerlo, lo colpì all'articolazione del femore e l'articolazione del femore di Giacobbe si slogò, mentre continuava a lottare con lui. [27] Quegli disse: "Lasciami andare, perché è spuntata l'aurora". Giacobbe rispose: "Non ti lascerò, se non mi avrai benedetto!". [28] Gli domandò: "Come ti chiami?". Rispose: "Giacobbe". [29] Riprese: "Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perché hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto!". [30] Giacobbe allora gli chiese: "Dimmi il tuo nome". Gli rispose: "Perché mi chiedi il nome?". E qui lo benedisse. [31] Allora Giacobbe chiamò quel luogo Penuel "Perché - disse - ho visto Dio faccia a faccia, eppure la mia vita è rimasta salva".
(CCC 707) Le teofanie [manifestazioni di Dio] illuminano il cammino della Promessa, dai Patriarchi a Mosè e da Giosuè fino alle visioni che inaugurano la missione dei grandi profeti. La tradizione cristiana ha sempre riconosciuto che in queste Teofanie si lasciava vedere e udire il Verbo di Dio, ad un tempo rivelato e “adombrato” nella nube dello Spirito Santo. (CCC 2573) Dio rinnova la propria Promessa a Giacobbe, l'antenato delle dodici tribù d'Israele [Gen 28,10-22]. Prima di affrontare il fratello Esaù, Giacobbe lotta per l'intera notte con un misterioso personaggio, che si rifiuta di rivelargli il proprio nome, ma lo benedice prima di lasciarlo allo spuntar del sole. La tradizione spirituale della Chiesa ha visto in questo racconto il simbolo della preghiera come combattimento della fede e vittoria della perseveranza [Gen 32,25-31; Lc 18,1-8].

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