1Re 19, 15-16 Il Signore gli replicò: Andrai a ungere

(1Re 19, 15-16) Il Signore gli replicò: Andrai a ungere
[15] Il Signore gli replicò: «Va', riprendi il tuo cammino verso il deserto di Damasco. Andrai a ungere Cazaèl come re di Aram. [16] Poi ungerai Ieu, figlio di Nimsi, come re d'Israele; infine ungerai Eliseo, figlio di Safat, da Abel-Mecola, come profeta al tuo posto.
(CCC 2584) Stando “da solo a solo con Dio”, i profeti attingono luce e forza per la loro missione. La loro preghiera non è una fuga dal mondo infedele, ma un ascolto della parola di Dio, talora un dibattito o un lamento, sempre un'intercessione che attende e prepara l'intervento del Dio Salvatore, Signore della storia [Am 7,2.5; Is 6,5.8.11; Ger 1,6; 15,15-18; 20,7-18]. (CCC 436) Cristo viene dalla traduzione greca del termine ebraico “Messia” che significa “unto”. Non diventa il nome proprio di Gesù se non perché egli compie perfettamente la missione divina da esso significata. Infatti in Israele erano unti nel nome di Dio coloro che erano a lui consacrati per una missione che egli aveva loro affidato. Era il caso dei re [1Sam 9,16; 10,1; 16,1; 16,12-13; 1Re 1,39], dei sacerdoti [Es 29,7; Lv 8,12] e, raramente, dei profeti [1Re 19,16]. Tale doveva essere per eccellenza il caso del Messia che Dio avrebbe mandato per instaurare definitivamente il suo Regno [Sal 2,2; At 4,26-27]. Il Messia doveva essere unto dallo Spirito del Signore, [Is 11,2] ad un tempo come re e sacerdote [Zc 4,14; 6,13] ma anche come profeta [Is 61,1; Lc 4,16-21]. Gesù ha realizzato la speranza messianica di Israele nella sua triplice funzione di sacerdote, profeta e re.

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