Sal 88, 11-13 Si celebra la tua bontà nel sepolcro?

(Sal 88, 11-13) Si celebra la tua bontà nel sepolcro?
[11] Compi forse prodigi per i morti? O sorgono le ombre a darti lode? [12] Si celebra forse la tua bontà nel sepolcro, la tua fedeltà negli inferi? [13] Nelle tenebre si conoscono forse i tuoi prodigi, la tua giustizia nel paese dell'oblio?
(CCC 633) La Scrittura chiama inferi, Shéol o Aiden [Fil 2,10; At 2,24; Ap 1,18; Ef 4,9] il soggiorno dei morti dove Cristo morto è disceso, perché quelli che vi si trovano sono privati della visione di Dio [Sal 6,6; 88,11-13 ]. Tale infatti è, nell'attesa del Redentore, la sorte di tutti i morti, cattivi o giusti [Sal 89,49; 1Sam 28,19; Ez 32,17-32]; il che non vuol dire che la loro sorte sia identica, come dimostra Gesù nella parabola del povero Lazzaro accolto nel “seno di Abramo” [Lc 16,22-26]. “Furono appunto le anime di questi giusti in attesa del Cristo a essere liberate da Gesù disceso all'inferno” [Catechismo Romano, 1, 6, 3]. Gesù non è disceso agli inferi per liberare i dannati [Concilio di Roma (745): DS 587] né per distruggere l'inferno della dannazione [Benedetto XII, Libello Cum dudum (1341), 18: DS 1011; Clemente VI, Lettera Super quibusdam (1341), c. 15, 13: DS 1077], ma per liberare i giusti che l'avevano preceduto [Concilio di Toledo IV (633): DS 485; Mt 27,52-53].

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