28. Quali sono le caratteristiche della fede? (Iª parte)


28. Quali sono le caratteristiche della fede? (Iª parte)

(Questa domanda è molto complessa, per cui divideremo la sua risposta in tre parti, riproponendo ogni volta la risposta del “Compendio”)
(Comp 28) La fede, dono gratuito di Dio e accessibile a quanti la chiedono umilmente, è la virtù soprannaturale necessaria per essere salvati, L'atto di fede è un atto umano, cioè un atto dell'intelligenza dell'uomo che, sotto la spinta della volontà mossa da Dio, dà liberamente il proprio consenso alla verità divina. La fede, inoltre, è certa, perché fondata sulla Parola di Dio; è operosa «per mezzo della carità» (Gal 5,6); è in continua crescita, grazie all'ascolto della Parola di Dio e alla preghiera, Essa fin d'ora ci fa pregustare la gioia celeste.

“In sintesi”
(CCC 179) La fede è un dono soprannaturale di Dio. Per credere, l'uomo ha bisogno degli aiuti interiori dello Spirito Santo. (CCC 180) “Credere” è un atto umano, cosciente e libero, che ben s'accorda con la dignità della persona umana.

Approfondimenti e spiegazioni
(CCC 153) Quando san Pietro confessa che Gesù è il Cristo, il Figlio del Dio vivente, Gesù gli dice: “Né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli” (Mt 16,17) [Gal 1,15-16; Mt 11,25]. La fede è un dono di Dio, una virtù soprannaturale da Lui infusa. “Perché si possa prestare questa fede, è necessaria la grazia di Dio che previene e soccorre, e gli aiuti interiori dello Spirito Santo, il quale muova il cuore e lo rivolga a Dio, apra gli occhi della mente, e dia "a tutti dolcezza nel consentire e nel credere alla verità"” [Concilio Vaticano II, Dei Verbum, 5]. (CCC 154) È impossibile credere senza la grazia e gli aiuti interiori dello Spirito Santo. Non è però meno vero che credere è un atto autenticamente umano. Non è contrario né alla libertà né all'intelligenza dell'uomo far credito a Dio e aderire alle verità da lui rivelate. Anche nelle relazioni umane non è contrario alla nostra dignità credere a ciò che altre persone ci dicono di sé e delle loro intenzioni, e far credito alle loro promesse (come, per esempio, quando un uomo e una donna si sposano), per entrare così in reciproca comunione. Conseguentemente, ancor meno è contrario alla nostra dignità “prestare, con la fede, la piena sottomissione della nostra intelligenza e della nostra volontà a Dio quando si rivela” [Concilio Vaticano I, Dei Filius, c. 3: DS, 3008] ed entrare in tal modo in intima comunione con lui.

Per la riflessione
(CCC 155) Nella fede, l'intelligenza e la volontà umane cooperano con la grazia divina: “Credere est actus intellectus assentientis veritati divinae ex imperio voluntatis a Deo motae per gratiam - Credere è un atto dell'intelletto che, sotto la spinta della volontà mossa da Dio per mezzo della grazia, dà il proprio consenso alla verità divina” [San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, II-II, 2, 9; Concilio Vaticano I, Dei Filius, c. 3: DS, 3010]. (CCC 156) Il motivo di credere non consiste nel fatto che le verità rivelate appaiano come vere e intelligibili alla luce della nostra ragione naturale. Noi crediamo “per l'autorità di Dio stesso che le rivela, il quale non può né ingannarsi né ingannare” [Dei Filius: DS 3008]. “Nondimeno, perché l'ossequio della nostra fede fosse ‘conforme alla ragione’, Dio ha voluto che agli interiori aiuti dello Spirito Santo si accompagnassero anche prove esteriori della sua rivelazione” [Ib., DS 3009]. Così i miracoli di Cristo e dei santi [Mc 16,20; Eb 2,4] le profezie, la diffusione e la santità della Chiesa, la sua fecondità e la sua stabilità “sono segni certissimi della divina rivelazione, adatti ad ogni intelligenza” [Ib., DS 3009], sono motivi di credibilità i quali mostrano che l'assenso della fede non è “affatto un cieco moto dello spirito” [Ib., DS 3010]. [CONTINUA]

(Continua la domanda: Quali sono le caratteristiche della fede?)

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