40. Perché è importante la rivelazione del nome di Dio?


40. Perché è importante la rivelazione del nome di Dio?

(Comp 40) Nel rivelare il suo nome, Dio fa conoscere le ricchezze contenute nel suo mistero ineffabile: egli solo è, da sempre e per sempre, Colui che trascende il mondo e la storia. È lui che ha fatto il cielo e la terra. È il Dio fedele, sempre vicino al suo popolo per salvarlo. È il santo per eccellenza, «ricco di misericordia» (Ef 2,4), sempre pronto a perdonare. È l'Essere spirituale, trascendente, onnipotente, eterno, personale, perfetto. È verità e amore. “Dio è l’essere infinitamente perfetto che è la SS.ma Trinità” (santo Toribio de Mongrovejo).

Approfondimenti e spiegazioni
(CCC 206) Rivelando il suo Nome misterioso di YHWH, “Io sono colui che è” oppure “Io sono colui che sono” o anche “Io sono chi Io sono”, Dio dice chi egli è e con quale nome lo si deve chiamare. Questo nome divino è misterioso come Dio è mistero. È ad un tempo un nome rivelato e quasi il rifiuto di un nome; proprio per questo esprime, come meglio non si potrebbe, la realtà di Dio, infinitamente al di sopra di tutto ciò che possiamo comprendere o dire: egli è il “Dio nascosto” (Is 45,15), il suo nome è ineffabile [Gdc 13,18], ed è il Dio che si fa vicino agli uomini. (CCC 209) Il Popolo d'Israele non pronuncia il Nome di Dio, per rispetto alla sua santità. Nella lettura della Sacra Scrittura il nome rivelato è sostituito con il titolo divino “Signore” (Adonai, in greco Kyrios). Con questo titolo si proclamerà la divinità di Gesù: “Gesù è il Signore”. (CCC 210) Dopo il peccato di Israele, che si è allontanato da Dio per adorare il vitello d'oro, [Es 32] Dio ascolta l'intercessione di Mosè ed acconsente a camminare in mezzo ad un popolo infedele, manifestando in tal modo il suo amore [Es 33,12-17]. A Mosè che chiede di vedere la sua gloria, Dio risponde: “Farò passare davanti a te tutto il mio splendore e proclamerò il mio nome: Signore [YHWH], davanti a te” (Es 33,18-19). E il Signore passa davanti a Mosè e proclama: “Il Signore, il Signore [YHWH, YHWH], Dio misericordioso e pietoso, lento all'ira e ricco di grazia e di fedeltà” (Es 34,6). Mosè allora confessa che il Signore è un Dio che perdona [Es 34,9]. (CCC 211) Il nome divino “Io Sono” o “Egli È” esprime la fedeltà di Dio il quale, malgrado l'infedeltà del peccato degli uomini e il castigo che merita, “conserva il suo favore per mille generazioni” (Es 34,7). Dio rivela di essere “ricco di misericordia” (Ef 2,4) arrivando a dare il suo Figlio. Gesù, donando la vita per liberarci dal peccato, rivelerà che anch'egli porta il nome divino: “Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora saprete che Io Sono” (Gv 8,28).

Per la riflessione
(CCC 207) Rivelando il suo nome, Dio rivela al tempo stesso la sua fedeltà che è da sempre e per sempre, valida per il passato (“Io sono il Dio dei tuoi padri”, Es 3,6), come per l'avvenire (“Io sarò con te”, Es 3,12). Dio che rivela il suo nome come “Io sono” si rivela come il Dio che è sempre là, presente accanto al suo popolo per salvarlo. (CCC 208) Di fronte alla presenza affascinante e misteriosa di Dio, l'uomo scopre la propria piccolezza. Davanti al roveto ardente, Mosè si toglie i sandali e si vela il viso [Es 3,5-6] al cospetto della santità divina. Davanti alla gloria del Dio tre volte santo, Isaia esclama: “Ohimè! Io sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono” (Is 6,5). Davanti ai segni divini che Gesù compie, Pietro esclama: “Signore, allontanati da me che sono un peccatore” (Lc 5,8). Ma poiché Dio è santo, può perdonare all'uomo che davanti a lui si riconosce peccatore: “Non darò sfogo all'ardore della mia ira […], perché sono Dio e non uomo, sono il Santo in mezzo a te” (Os 11,9). Anche l'apostolo Giovanni dirà: “Davanti a lui rassicureremo il nostro cuore, qualunque cosa esso ci rimproveri. Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa” (1Gv 3,19-20).

(Prossima domanda: In che senso Dio è la verità?)

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