92. Cristo aveva un vero corpo umano?


92. Cristo aveva un vero corpo umano?

(Comp 92) Cristo ha assunto un vero corpo umano attraverso il quale Dio invisibile si è reso visibile. Per questa ragione Cristo può essere rappresentato e venerato nelle sante immagini.

“In Sintesi”
(CCC 1192) Le sacre immagini, presenti nelle nostre chiese e nelle nostre case, hanno la funzione di risvegliare e nutrire la nostra fede nel mistero di Cristo. Attraverso l'icona di Cristo e delle sue opere di salvezza, è lui che noi adoriamo. Attraverso le sacre immagini della santa Madre di Dio, degli angeli e dei santi, veneriamo le persone che in esse sono rappresentate.

Approfondimenti e spiegazioni
(CCC 476) Poiché il Verbo si è fatto carne assumendo una vera umanità, il corpo di Cristo era delimitato [Concilio Lateranense (649): DS 504]. Perciò l'aspetto umano di Cristo può essere “dipinto” (Gal 3,1). Nel settimo Concilio Ecumenico [Concilio di Nicea II (787): DS 600-603] la Chiesa ha riconosciuto legittimo che venga raffigurato mediante venerande e sante immagini. (CCC 477) Al tempo stesso la Chiesa ha sempre riconosciuto che nel Corpo di Gesù il “Verbo invisibile apparve visibilmente nella nostra carne” [Prefazio di Natale II, Messale Romano]. In realtà, le caratteristiche individuali del corpo di Cristo esprimono la Persona divina del Figlio di Dio. Questi ha fatto a tal punto suoi i lineamenti del suo corpo umano che, dipinti in una santa immagine, possono essere venerati, perché il credente che venera “l'immagine, venera la realtà di chi in essa è riprodotto” [Concilio di Nicea II: DS 601].

Per la riflessione
(CCC 1159) La sacra immagine, l'icona liturgica, rappresenta soprattutto Cristo. Essa non può rappresentare il Dio invisibile e incomprensibile; è stata l'Incarnazione del Figlio di Dio ad inaugurare una nuova “economia” delle immagini: “Un tempo Dio, non avendo né corpo, né figura, non poteva in alcun modo essere rappresentato da una immagine. Ma ora che si è fatto vedere nella carne e che ha vissuto con gli uomini, posso fare una immagine di ciò che ho visto di Dio. […] A viso scoperto, noi contempliamo la gloria del Signore” [San Giovanni Damasceno, De sacris imaginibus oratio, 1, 16: PG 96, 1245 e 1248]. (CCC 1162) “La bellezza e il colore delle immagini sono uno stimolo per la mia preghiera. E' una festa per i miei occhi, così come lo spettacolo della campagna sprona il mio cuore a rendere gloria a Dio” [San Giovanni Damasceno, De sacris imaginibus oratio 1, 47: PG 94, 1268]. La contemplazione delle sante icone, unita alla meditazione della Parola di Dio e al canto degli inni liturgici, entra nell'armonia dei segni della celebrazione in modo che il mistero celebrato si imprima nella memoria del cuore e si esprima poi nella novità di vita dei fedeli.

(Prossima domanda: Che cosa rappresenta il Cuore di Gesù?)

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