127. Quali «segni» attestano la Risurrezione di Gesù? (I parte)


127. Quali «segni» attestano la Risurrezione di Gesù? (I parte)

(Comp 127) Oltre al segno essenziale costituito dalla tomba vuota, la Risurrezione di Gesù è attestata dalle donne che incontrarono per prime Gesù e l'annunciarono agli Apostoli. Gesù poi «apparve a Cefa (Pietro), e quindi ai Dodici. In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta» (1 Cor 15,5-6) e ad altri ancora. Gli Apostoli non hanno potuto inventare la risurrezione, poiché questa appariva loro impossibile: infatti Gesù li ha anche rimproverati per la loro incredulità.

“In Sintesi”
(CCC 656) La fede nella Risurrezione ha per oggetto un avvenimento che è storicamente attestato dai discepoli i quali hanno realmente incontrato il Risorto, e che è insieme misteriosamente trascendente in quanto l'umanità di Cristo entra nella gloria di Dio. (CCC 657) La tomba vuota e le bende per terra significano già per se stesse che il Corpo di Cristo è sfuggito ai legami della morte e della corruzione, per la potenza di Dio. Esse preparano i discepoli all'incontro con il Risorto.

Approfondimenti e spiegazioni
(CCC 639) Il mistero della risurrezione di Cristo è un avvenimento reale che ha avuto manifestazioni storicamente constatate, come attesta il Nuovo Testamento. Già verso l'anno 56 san Paolo può scrivere ai cristiani di Corinto: “Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici” (1Cor 15,3-4). L'Apostolo parla qui della tradizione viva della risurrezione che egli aveva appreso dopo la sua conversione alle porte di Damasco [At 9,3-18]. (CCC 640) “Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato” (Lc 24,5-6). Nel quadro degli avvenimenti di pasqua, il primo elemento che si incontra è il sepolcro vuoto. Non è in sé una prova diretta. L’assenza del corpo di Cristo nella tomba potrebbe spiegarsi altrimenti [Gv 20,13; Mt 28,11-15]. Malgrado ciò, il sepolcro vuoto ha costituito per tutti un segno essenziale. La sua scoperta da parte dei discepoli è stato il primo passo verso il riconoscimento dell’evento della risurrezione. Dapprima è il caso delle pie donne [Lc 24,3.22-23], poi di Pietro (Lc 24,12). Il discepolo “che Gesù amava” (Gv 20,2) afferma che, entrando nella tomba vuota e scorgendo “le bende per terra” (Gv 20,6), vide e credette [Gv 20,8]. Ciò suppone che egli abbia constatato, dallo stato in cui si trovava il sepolcro vuoto [Gv 20,5-7], che l’assenza del corpo di Gesù non poteva essere opera umana e che Gesù non era semplicemente tornato a una vita terrena come era avvenuto per Lazzaro [Gv 11,44].

Per la riflessione
(CCC 644) Anche messi davanti alla realtà di Gesù risuscitato, i discepoli dubitano ancora, [Lc 24,38] tanto la cosa appare loro impossibile: credono di vedere un fantasma [Lc 24,39]. “Per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti” (Lc 24,41). Tommaso conobbe la medesima prova del dubbio [Gv 20,24-27] e, quando vi fu l'ultima apparizione in Galilea riferita da Matteo, “alcuni […] dubitavano” (Mt 28,17). Per questo l'ipotesi secondo cui la risurrezione sarebbe stata un “prodotto” della fede (o della credulità) degli Apostoli, non ha fondamento. Al contrario, la loro fede nella Risurrezione è nata - sotto l'azione della grazia divina - dall'esperienza diretta della realtà di Gesù Risorto. [CONTINUA]

(Continua la domanda: Quali «segni» attestano la Risurrezione di Gesù? (II parte) continuazione)

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