132. Che cosa rappresenta l'Ascensione? (II parte) (continuazione)


132. Che cosa rappresenta l'Ascensione? (II parte) (continuazione)

(Comp 132 ripetizione) Dopo quaranta giorni da quando si era mostrato agli Apostoli sotto i tratti di un'umanità ordinaria, che velavano la sua gloria di Risorto, Cristo sale al cielo e siede alla destra del Padre. Egli è il Signore che regna ormai con la sua umanità nella gloria eterna di Figlio di Dio e intercede incessantemente in nostro favore presso il Padre. Ci manda il suo Spirito e ci dà la speranza di raggiungerlo un giorno, avendoci preparato un posto.

“In Sintesi”
(CCC 667) Gesù Cristo, essendo entrato una volta per tutte nel santuario del cielo, intercede incessantemente per noi come il Mediatore che ci assicura la perenne effusione dello Spirito Santo.

Approfondimenti e spiegazioni
(CCC 662) “Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me” (Gv 12,32). L'elevazione sulla croce significa e annunzia l'elevazione dell'ascensione al cielo. Essa ne è l'inizio. Gesù Cristo, l'unico Sacerdote della nuova ed eterna Alleanza, “non è entrato in un santuario fatto da mani d'uomo […], ma nel cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore” (Eb 9,24). In cielo Cristo esercita il suo sacerdozio in permanenza, “essendo egli sempre vivo per intercedere” a favore di “quelli che per mezzo di lui si accostano a Dio” (Eb 7,25). Come “sommo sacerdote dei beni futuri” (Eb 9,11), egli è il centro e l'attore principale della Liturgia che onora il Padre nei cieli [Ap 4,6-11]. (CCC 663) Cristo, ormai, siede alla destra del Padre. “Per destra del Padre intendiamo la gloria e l'onore della divinità, ove colui che esisteva come Figlio di Dio prima di tutti i secoli come Dio e consustanziale al Padre, s'è assiso corporalmente dopo che si è incarnato e la sua carne è stata glorificata” [San Giovanni Damasceno, Expositio fidei, 75 (De fide orthodoxa, 4, 2): PG 94, 1104].

Per la riflessione
(CCC 664) L'essere assiso alla destra del Padre significa l'inaugurazione del regno del Messia, compimento della visione del profeta Daniele riguardante il Figlio dell'uomo: “[Il Vegliardo] gli diede potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano; il suo potere è un potere eterno, che non tramonta mai, e il suo regno è tale che non sarà mai distrutto” (Dn 7,14). A partire da questo momento, gli Apostoli sono divenuti i testimoni del “Regno che non avrà fine” [Simbolo niceno-costantinopolitano: DS 150]. [FINE]

(Prossima domanda: Come regna ora il Signore Gesù?)

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