155. In che senso il popolo di Dio partecipa delle tre funzioni di Cristo, Sacerdote, Profeta e Re?


155. In che senso il popolo di Dio partecipa delle tre funzioni di Cristo, Sacerdote, Profeta e Re?

(Comp 155) Il popolo di Dio partecipa all'ufficio sacerdotale di Cristo, in quanto i battezzati vengono consacrati dallo Spirito Santo per offrire sacrifici spirituali; partecipa al suo ufficio profetico, in quanto con il senso soprannaturale della fede aderisce indefettibilmente ad essa, l'approfondisce e la testimonia; partecipa al suo ufficio regale col servizio, imitando Gesù Cristo, che, re dell'universo, si fece servo di tutti, soprattutto dei poveri e dei sofferenti.

“In Sintesi”
(CCC 806) Nell'unità di questo corpo c'è diversità di membra e di funzioni. Tutte le membra sono legate le une alle altre, particolarmente a quelle che soffrono, che sono povere e perseguitate.

Approfondimenti e spiegazioni
(CCC 783) Gesù Cristo è colui che il Padre ha unto con lo Spirito Santo e ha costituito “Sacerdote, Profeta e Re”. L'intero popolo di Dio partecipa a queste tre funzioni di Cristo e porta le responsabilità di missione e di servizio che ne derivano [Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptor hominis, 18-21]. (CCC 784) Entrando nel popolo di Dio mediante la fede e il Battesimo, si è resi partecipi della vocazione unica di questo popolo, la vocazione sacerdotale: “Cristo Signore, Pontefice assunto di mezzo agli uomini, fece del nuovo popolo "un regno e dei sacerdoti per Dio, suo Padre". Infatti, per la rigenerazione e l'unzione dello Spirito Santo i battezzati vengono consacrati a formare una dimora spirituale e un sacerdozio santo” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 10]. (CCC 785) “Il popolo santo di Dio partecipa pure alla funzione profetica di Cristo”. Ciò soprattutto per il senso soprannaturale della fede che è di tutto il popolo, laici e gerarchia, quando “aderisce indefettibilmente alla fede una volta per tutte trasmessa ai santi” [Lumen gentium, 12] e ne approfondisce la comprensione e diventa testimone di Cristo in mezzo a questo mondo.

Per la riflessione
(CCC 786) Il Popolo di Dio partecipa infine alla funzione regale di Cristo. Cristo esercita la sua regalità attirando a sé tutti gli uomini mediante la sua morte e la sua risurrezione [Gv 12,32]. Cristo, Re e Signore dell'universo, si è fatto il servo di tutti, non essendo “venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti” (Mt 20,28). Per il cristiano “regnare” è “servire” Cristo [Lumen gentium, 36], soprattutto “nei poveri e nei sofferenti”, nei quali la Chiesa riconosce “l'immagine del suo Fondatore, povero e sofferente” [Lumen gentium, 8]. Il Popolo di Dio realizza la sua “dignità regale” vivendo conformemente a questa vocazione di servire con Cristo. “Tutti quelli che sono rinati in Cristo conseguono dignità regale per il segno della croce. Con l'unzione dello Spirito Santo sono consacrati sacerdoti. Non c'è quindi solo quel servizio specifico proprio del nostro ministero, perché tutti i cristiani, rivestiti di un carisma spirituale e usando della loro ragione, si riconoscono membra di questa stirpe regale e partecipi della funzione sacerdotale. Non è forse funzione regale il fatto che un'anima governi il suo corpo in sottomissione a Dio? Non è forse funzione sacerdotale consacrare al Signore una coscienza pura e offrirgli sull'altare del proprio cuore i sacrifici immacolati del nostro culto?” [San Leone Magno, Sermones, 4, 1: PL 54, 149].

(Prossima domanda: In che modo la Chiesa è corpo di Cristo?)

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