190. Come partecipano [i fedeli laici] al suo ufficio profetico?


190. Come partecipano [i fedeli laici] al suo ufficio profetico?

(Comp 190) Vi partecipano accogliendo sempre più nella fede la Parola di Cristo e annunciandola al mondo con la testimonianza della vita e con la parola, l'azione evangelizzatrice e la catechesi. Quest'azione evangelizzatrice acquista una particolare efficacia dal fatto che viene compiuta nelle comuni condizioni del secolo.

“In Sintesi”
(CCC 942) Grazie alla loro missione profetica, “i laici sono chiamati anche ad essere testimoni di Cristo in mezzo a tutti, e cioè pure in mezzo alla società umana” [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 43].

Approfondimenti e spiegazioni
(CCC 904) “Cristo […] adempie la sua funzione profetica… non solo per mezzo della gerarchia, […] ma anche per mezzo dei laici, che perciò costituisce suoi testimoni” dotandoli “del senso della fede e della grazia della parola” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 35]: “Istruire qualcuno per condurlo alla fede è il compito di ogni predicatore e anche di ogni credente” [San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, III, 71, 4, ad 3]. (CCC 905) I laici compiono la loro missione profetica anche mediante l'evangelizzazione, cioè con l'annunzio di Cristo “fatto con la testimonianza della vita e con la parola”. Questa azione evangelizzatrice ad opera dei laici “acquista una certa nota specifica e una particolare efficacia, dal fatto che viene compiuta nelle comuni condizioni del secolo” [Lumen gentium, 35]: “Tale apostolato non consiste nella sola testimonianza della vita: il vero apostolo cerca le occasioni per annunziare Cristo con la parola, sia ai credenti [...] sia agli infedeli” [Apostolicam actuositatem, 6; Ad gentes, 15].

Per la riflessione
(CCC 906) Tra i fedeli laici coloro che ne sono capaci e che vi si preparano possono anche prestare la loro collaborazione alla formazione catechistica [Cf. CIC canoni 774; 776; 780], all'insegnamento delle scienze sacre [can. 229], ai mezzi di comunicazione sociale [can. 822, § 3]. (CCC 907) “In rapporto alla scienza, alla competenza e al prestigio di cui godono, essi hanno il diritto, e anzi talvolta anche il dovere, di manifestare ai sacri Pastori il loro pensiero su ciò che riguarda il bene della Chiesa e di renderlo noto agli altri fedeli, salva restando l'integrità della fede e dei costumi e il rispetto verso i Pastori, tenendo inoltre presente l'utilità comune e la dignità della persona” [CIC canone 212 § 3].

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