191. Come partecipano [i fedeli laici] al suo ufficio regale?


191. Come partecipano [i fedeli laici] al suo ufficio regale?

(Comp 191) I laici partecipano alla funzione regale di Cristo, avendo da lui ricevuto il potere di vincere in se stessi e nel mondo il peccato, con l'abnegazione di sé e la santità della loro vita. Esercitano vari ministeri a servizio della comunità e impregnano di valore morale le attività temporali dell'uomo e le istituzioni della società.

“In Sintesi”
(CCC 943) Grazie alla loro missione regale, i laici hanno il potere di vincere in se stessi e nel mondo il regno del peccato con l'abnegazione di sé e la santità della loro vita [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 36].

Approfondimenti e spiegazioni
(CCC 908) Mediante la sua obbedienza fino alla morte [Fil 2,8-9], Cristo ha comunicato ai suoi discepoli il dono della libertà regale, “perché con l'abnegazione di sé e la vita santa vincano in se stessi il regno del peccato” [Lumen gentium, 36]. “Colui che sottomette il proprio corpo e governa la sua anima senza lasciarsi sommergere dalle passioni è padrone di sé: può essere chiamato re perché è capace di governare la propria persona; è libero e indipendente e non si lascia imprigionare da una colpevole schiavitù” [Sant'Ambrogio, Expositio psalmi CXVIII, 14, 30: PL 15, 1476]. (CCC 909) “Inoltre i laici, anche mettendo in comune la loro forza, risanino le istituzioni e le condizioni di vita del mondo, se ve ne sono che spingano i costumi al peccato, così che tutte siano rese conformi alle norme della giustizia e, anziché ostacolare, favoriscano l'esercizio delle virtù. Così agendo impregneranno di valore morale la cultura e i lavori dell'uomo” [Lumen gentium, 36]. (CCC 910) “I laici […] possono anche sentirsi chiamati o essere chiamati a collaborare con i loro Pastori nel servizio della comunità ecclesiale, per la crescita e la vitalità della medesima, esercitando ministeri diversissimi, secondo la grazia e i carismi che il Signore vorrà loro dispensare” [Paolo VI, Esort. ap. Evangelii nuntiandi, 73].

Per la riflessione
(CCC 911) Nella Chiesa, nell’esercizio della medesima potestà di governo, “i fedeli laici possono cooperare a norma del diritto” [CIC canone 129, § 2]. E questo mediante la loro presenza nei Concili particolari [Cf. CIC canone 443, § 4], nei Sinodi diocesani [Cf. CIC canone 463, § 1-2], nei Consigli pastorali [Cf. CIC canoni 511-512. 536]; nell'esercizio della cura pastorale di una parrocchia [Cf. CIC canone 517, § 2]; nella collaborazione ai Consigli degli affari economici [Cf. CIC canoni 492, § 1. 537]; nella partecipazione ai tribunali ecclesiastici, ecc. [Cf. CIC canone 1421, § 2]. (CCC 912) I fedeli devono “distinguere accuratamente tra i diritti e i doveri, che loro incombono in quanto sono aggregati alla Chiesa, e quelli che loro competono in quanto membri della società umana. Cerchino di metterli in armonia, ricordandosi che in ogni cosa temporale devono essere guidati dalla coscienza cristiana, poiché nessuna attività umana, neanche in materia temporale, può essere sottratta al dominio di Dio” [Lumen gentium, 36]. (CCC 913) “Così ogni laico, in ragione degli stessi doni ricevuti, è un testimone e insieme uno strumento vivo della missione della Chiesa stessa "secondo la misura del dono di Cristo" (Ef 4,7)” [Lumen gentium, 33].

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