232. Qual è la relazione tra i Sacramenti e la vita eterna?


232. Qual è la relazione tra i Sacramenti e la vita eterna?

(Comp 232) Nei Sacramenti la Chiesa riceve già un anticipo della vita eterna, mentre resta «nell'attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e Salvatore Gesù Cristo» (Tt 2,13).

“In Sintesi”
(CCC 1131) I sacramenti sono segni efficaci della grazia, istituiti da Cristo e affidati alla Chiesa, attraverso i quali ci viene elargita la vita divina. I riti visibili con i quali i sacramenti sono celebrati significano e realizzano le grazie proprie di ciascun sacramento. Essi portano frutto in coloro che li ricevono con le disposizioni richieste.

Approfondimenti e spiegazioni
(CCC 1130) La Chiesa celebra il mistero del suo Signore “finché egli venga” (1Cor 11,26) e “Dio sia tutto in tutti” (1Cor 15,28). Dall'età apostolica la liturgia è attirata verso il suo fine dal gemito dello Spirito nella Chiesa: “Marana tha!” (1Cor 16,22). La liturgia condivide così il desiderio di Gesù: “Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, […] finché essa non si compia nel regno di Dio” (Lc 22,15-16). Nei sacramenti di Cristo la Chiesa già riceve la caparra della sua eredità, già partecipa alla vita eterna, pur “nell'attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e Salvatore Gesù Cristo” (Tt 2,13). “Lo Spirito e la Sposa dicono: Vieni! [...]. Vieni, Signore Gesù!” (Ap 22,17.20). San Tommaso riassume così le diverse dimensioni del segno sacramentale: “Il sacramento è segno commemorativo del passato, ossia della passione del Signore; è segno dimostrativo del frutto prodotto in noi dalla sua passione, cioè della grazia; è segno profetico, che preannunzia la gloria futura” [San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, III, 60, 3].

Per la riflessione
(CCC 2817) Questa richiesta è il “Marana tha”, il grido dello Spirito e della Sposa: “Vieni, Signore Gesù”. “Anche se questa preghiera non ci avesse imposto il dovere di chiedere l'avvento del Regno, noi avremmo, con incontenibile spontaneità, lanciato questo grido, bruciati dalla fretta di andare ad abbracciare ciò che forma l'oggetto delle nostre speranze. Le anime dei martiri, sotto l'altare, invocano il Signore gridando a gran voce: “Fino a quando, Sovrano, non vendicherai il nostro sangue sopra gli abitanti della terra?” (Ap 6,10). A loro, in realtà, dev'essere fatta giustizia, alla fine dei tempi. Signore, affretta, dunque, la venuta del tuo regno!” [Tertulliano, De oratione, 5, 2-4: PL 1, 1261-1262].

(Prossima domanda: Chi agisce nella liturgia?)

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